Non si preoccupava di abbellire la realtà nei suoi scatti, Letizia Battaglia. Aveva anzi scelto il bianco e il nero per le sue fotografie, per fare in modo che l’attenzione fosse attratta solamente dal contenuto delle immagini. L’obiettivo di Letizia Battaglia, morta oggi a 87 anni, era quello di raccontare la verità di Palermo e la vita delle persone comuni, soprattutto donne; accanto agli omicidi di mafia fotografava le tradizioni, i bambini che giocavano in strada, le feste e la vita di tutti i giorni. Per questo, nonostante siano sue le iconiche fotografie che ritraggono Giovanni Falcone al funerale del Generale Dalla Chiesa, Piersanti Mattarella assassinato tra le braccia del fratello Sergio, la vedova Schifani, il boss Leoluca Bagarella dopo l’arresto e Giulio Andreotti con i fratelli Salvo, odiava l’appellativo di fotografa di mafia: “E’ un’etichetta insopportabile. Io ho fotografato di tutto, anche matrimoni, paesaggi…”.
Il talento di Battaglia, interessata soprattutto alla sostanza delle immagini più che alla perfezione tecnica, era riconosciuto e apprezzato in tutto il mondo: nel corso di una carriera lunga oltre quarant’anni, iniziata nel 1969 al giornale L'Ora - unica donna in tutta la redazione - ha esposto in Francia, Gran Bretagna, Svizzera, Stati Uniti, Brasile, Canada, in diversi Paesi dell'Est Europa e, ovviamente, in Italia. Non stupisce allora che alla fotografa sia stata attribuita la prima edizione del premio giornalistico "Sicilia cronista", ideato dal giornalista Leone Zingales, nella sezione "alla carriera", o che sia stata la prima donna europea a vincere il prestigioso premio Eugene Smith a New York nel 1985.
Nonostante il successo, Battaglia non ha mai abbandonato, se non per piccole parentesi, la sua Palermo, cornice e protagonista di molti degli scatti più famosi della fotografa. Nella città siciliana ha fondato, nel 1974, una sua accademia, il Laboratorio d’IF, che ha cresciuto diversi dei fotografi italiani più importanti degli ultimi decenni. È stata anche tra i fondatori del Centro di Documentazione Giuseppe Impastato, il primo centro studi sulla mafia sorto in Italia e, nell’ultimo periodo della sua vita, ha collaborato con il Centro Internazionale di Fotografia Città di Palermo, un archivio storico che raccoglie gli scatti, professionali o amatoriali, di oltre centocinquanta fotografi, ovviamente scattati all’interno del capoluogo siciliano.
L’amore per la sua terra si è tramutato anche in un grande impegno politico e sociale. A cavallo tra gli anni '80 ed i '90 è stata consigliera comunale con i Verdi e assessore comunale a Palermo con la giunta Orlando. È stata anche deputata all'Assemblea regionale siciliana con La Rete, partito politico di sinistra con una forte connotazione antimafia, e, nel corso della legislatura, è stata anche vicepresidente della Commissione Cultura. Nel 1991, anno in cui venne eletta all’assemblea, ha anche fondato la rivista bimestrale realizzata da sole donne Mezzocielo, che ha poi diretto dal 2000 al 2003. Dopo un periodo di pausa, ritorna sulla scena politica nel 2012, candidandosi alle comunali per Sel. (par – 14 apr – 2022)
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