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Utopia e provocazione tra Italia e Spagna: lo street artist Tvboy

Utopia e provocazione tra Italia e Spagna: lo street artist Tvboy

“Beppe Sala ha detto che la mia arte è molto milanese, i siciliani dicono sia molto siciliana, Barcellona riconosce il mio operato all’interno del contesto della città: credo che tutto questo sia collegato dalla natura mediterranea delle mie opere. La mia è un’arte in un certo senso nomade ed è così che mi sento a Barcellona: nomade”: inizia in questo modo il racconto che Tvboy, al secolo Salvatore Benintende, fa a 9Colonne. Classe 1980, street artist di fama internazionale, autore di murales provocatori, talvolta censurati, ma che costringono chiunque li osservi a fermarsi e a osservare cercando di allargare i propri orizzonti, Tvboy nasce a Palermo e cresce a Milano, dove inizia il proprio viaggio nel mondo dell’arte; un viaggio che non si può fare se non ci si sente un po’ nomadi, appunto. Nel 2005, l’approdo a Barcellona, una scelta fatta per amore e per lavoro: “Barcellona è una città che mi ha colpito subito appena sono arrivato. All’epoca facevo il grafico per riviste di skate e snowboard poi, vivendo il contesto culturale della città, ho deciso di dedicarmi completamente all’arte”. Nonostante la lontananza geografica, il rapporto di Tvboy con l’Italia non è mai venuto meno: il suo team di collaboratori è completamente “made in Italy” e non si possono non considerare le tante opere che l’artista ha fatto sui muri delle città italiane, fino alla recentissima esposizione al Mudec di Milano dal titolo “Tvboy – La mostra”.

Tra Barcellona e l’Italia, però, qual è il luogo in cui si sente più libero quando crea? “Quando non ho una committenza diretta e posso esprimere la mia sensibilità, oppure quando faccio street art senza permesso: lì è dove mi sento davvero libero, lì sono nel mio modo di vedere le cose e posso dire quello che voglio” spiega l’artista a 9Colonne. La stessa libertà che si nota nell’opera dedicata a George Floyd con le ali da angelo e la scritta “Stop Racism” e realizzata a Barcellona, così come il Gino Strada con il cartello “Stop War” apparso a Milano. Essere un artista riconosciuto a livello internazionale è tanto un privilegio quanto una responsabilità: “Il privilegio è quello di poter conoscere persone che, fino a qualche tempo prima, erano solo dei miti per te. Penso, ad esempio, a Francesco Guccini (Tvboy ha realizzato il murales che ritrae il cantautore e altri big della musica italiana come migranti su un gommone, opera divenuta poi la copertina dell’album di Guccini “Note di viaggio – Capitolo 1: venite avanti…”, ndr). Ma è anche una responsabilità, poiché i messaggi che lanci arrivano ad un pubblico sempre più grande. È quindi necessario applicare filtri e coscienza, perché realizzare un’opera su un muro è anche avere una responsabilità nei confronti di chi abita lì: bisogna stare attenti a non offendere con la propria arte chi vive quei luoghi”. L’ultima opera di Tvboy è “The Dream”, un Putin dietro le sbarre realizzato sui muri di Barcellona: “L’arte aspira all’utopia. Putin dietro le sbarre è la rappresentazione dell’utopia che qualcuno lo fermi, non è una provocazione”. In molti, hanno definito Salvatore Benintende alias Tvboy come il Banksy italiano; ma lui, di questo paragone, che ne pensa? “Banksy è un capostipite, ma non voglio essere considerato come una sorta di “Banksy 2”. Ritaglio la mia sensibilità, il mio stile, credo di essere anche un po’ più pop nei temi che tratto e c’è anche chi afferma che mi schiero di più, magari su certi aspetti legati ai temi civili. E la cosa mi piace”. (Feb - 19 apr)

Ph. @tvboy

(© 9Colonne - citare la fonte)