di Paolo Pagliaro
C’erano almeno quattro buone ragioni oggi per celebrare la festa della Repubblica, guardando con gratitudine a quel 2 giugno del 1946 in cui tutto cominciò.
La prima ragione è che quel giorno gli italiani, dovendo seegliere tra monarchia e repubblica, scelsero la seconda. Non era mai accaduto, prima, che un regime monarchico scomparisse con il re ancora al potere.
La seconda ragione è che il tutto accadde pacificamente, quasi naturalmente, senza vendette o ritorsioni postume. Tanto che i primi due presidenti della Repubblica, De Nicola ed Einaudi, furono eletti a quell’incarico pur avendo votato per la monarchia. Scelta condivisa anche da personalità come Benedetto Croce e Gadda, Scalfaro e Andreotti.
La terza ragione per cui è giusto celebrare il 2 giugno del 1946 è che quel giorno si elesse anche l’assemblea costituente, che ci avrebbe poi consegnato la legge fondamentale dello Stato che ancora oggi regola i nostri diritti e doveri di cittadini.
La quarta ragione per festeggiare il 2 giugno è che in occasione di quel doppio appuntamento elettorale, per la prima volta – dopo un test alle comunali di marzo- votarono anche le donne, che di nuovo per la prima volta esercitarono anche il diritto all’elettorato passivo. 21 furono elette in Parlamento e parteciparono ai lavori dell’assemblea costituente. La più giovane, Teresa Mattei, aveva 25 anni. A loro e ai milioni di donne accorse ai seggi fu consigliato di non mettere il rossetto: e questo per evitare che nel chiudere con la saliva la scheda lasciassero tracce di trucco, rendendo nullo il voto.