di Paolo Pagliaro
Aumentano i poveri, aumentano i benestanti e dunque in Italia aumentano soprattutto le disuguaglianze. E’ il verdetto che ci viene consegnato oggi dal rapporto Istat sulla povertà. Il divario tra le due Italie si misura in diversi modi, uno riguarda i livelli di consumo: quelli alti crescono, quelli bassi ristagnano, e comunque non aumentano più del tasso d’inflazione. Secondo le stime dell’Istat, nel 2021 erano poco più di un milione e 900 mila le famiglie in povertà assoluta, per un totale di circa 5 milioni e 600 mila individui, cioè il 9,4% degli italiani. Sono valori stabili rispetto al 2020 quando l’incidenza della povertà aveva raggiunto i suoi massimi storici. Secondo l’Istat hanno consentito di limitare i danni misure come il reddito di inclusione prima e il reddito di cittadinanza dopo.
Povertà assoluta significa non potersi permette le spese minime per condurre una vita accettabile. La quota di famiglie in queste condizioni si conferma più alta nel Mezzogiorno mentre scende in misura significativa al Nord. Peggiora la situazione delle famiglie con tre o più figli, difendono il loro potere d’acquisto i pensionati, dilaga la povertà minorile. E’ in condizioni di povertà assoluta il 14,2% dei bambini. La pandemia con i lockdown è stata disastrosa anche per gli stranieri: tra loro i poveri sono ora oltre un milione e 600mila, con una incidenza pari al 32,4%, oltre quattro volte superiore a quella degli italiani. Con un’inflazione superiore al 6%, quest’anno potremmo avere un milione di poveri in più.