di Paolo Pagliaro
Nell’Italia delle disuguaglianze, quella tra il Sud e il Nord è andata negli ultimi anni pericolosamente aumentando. Pericolosamente per tutti: ovviamente per i cittadini del Mezzogiorno, ma anche per un sistema paese che rischia di diventare sempre meno competitivo nel raffronto internazionale. Una ricerca della Banca d’Italia, presentata oggi dal governatore, mette a fuoco i punti di maggior debolezza; ci parla delle politiche di bilancio che hanno penalizzato gli investimenti e contenuto i trasferimenti destinati al Sud e alle Isole; delle scarse opportunità di impiego, soprattutto per le donne e i giovani; di un sistema produttivo ricco di microimprese e povero di manifatture, della diseguaglianza dei redditi familiari, della scarsità di infrastrutture e di servizi.
La ricerca propone anche qualche flash sul Sud che funziona: segnali di vitalità vengono dall’industria della trasformazione di prodotti agricoli in Molise, Calabria e Sardegna e dalla produzione dei mezzi di trasporto di Basilicata, Puglia e Sardegna. E’ cresciuto l’export, e soprattutto, grazie alle rinnovabili, è cresciuta la produzione di energia: +50% in dieci anni, contro il più 10 del Nord. Prima del Covid la spesa dei turisti stranieri nel Mezzogiorno cresceva di quasi il 9 per cento all’anno, e adesso la corsa è ripresa. Ma si potrebbe fare molto di più, visto che sono nel Sud il 78 per cento delle coste italiane, i tre quarti del territorio appartenente a Parchi nazionali e più della metà dei siti archeologici.
Tra Pnrr e fondi coesione entro il 2030 il Sud avrà a diposizione 200 miliardi. Ma – avverte la Banca d’Italia - in contesti istituzionali degradati l’azione pubblica è sempre inefficace. E dunque va rafforzato l’impegno per sradicare il “triangolo illegale” fatto da evasione, corruzione e criminalità.