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direttore Paolo Pagliaro

KIEV ORA PROGRAMMA
LA CONTROFFENSIVA

Dopo la conquista di Lysychansk, città-chiave per il controllo della regione di Lugansk, il prossimo obiettivo russo sarà quello di ottenere il possesso delle città dell’oblast di Donetsk ancora non sotto il suo controllo. Ne è certo, tra gli altri anche il governatore di Lugansk, Sergei Gaidai, secondo il quale nell’immediato le truppe del Cremlino prenderanno di mira le città di Sloviansk e Bakhmut a est di Donetsk dopo che ieri il presidente Vladimir Putin ha rivendicato la vittoria nella regione di Lugansk. Secondo Gaida, la pressione costante delle forze di Kiev impedirà comunque ai russi di trasferire la totalità delle truppe su un fronte diverso. “Tuttavia – ha spiegato –  per loro l'obiettivo numero uno è la regione di Donetsk. Sloviansk e Bakhmut verranno attaccati: Bakhmut ha già iniziato a essere bombardato molto duramente”.

Gaidai ha sottolineato che le forze ucraine, dopo il ripiegamento da Lysychansk, si sono posizionate su una nuova linea difensiva nell’oblast di Donetsk, dove controllano ancora le principali città, “e hanno in programma di lanciare una serie di controffensive nel sud del paese”. Secondo Gaidai la battaglia durata una settimana per Lysychansk ha impegnato numerose unità russe che avrebbero potuto combattere su altri fronti e dando il tempo alle forze ucraine di trincerarsi sul nuovo perimetro difensivo per rendere l’avanzata delle truppe del Cremlino il più possibile ardua.

Gaidai ha reiterato la richiesta all’Occidente affinché velocizzi la consegna delle armi proprio per la necessità di un contrattacco. Dell’importanza di una controffensiva si è detto convinto anche Oleksiy Arestovych, consigliere del presidente ucraino Volodymyr Zelenskiy per il quale quella di Lysychansk rappresenterà “l'ultima vittoria per la Russia in territorio ucraino”. Quelle conquistate finora dagli invasori, ha detto Arestovych, “erano città di medie dimensioni. E questo è durato dal 4 aprile al 4 luglio: sono 90 giorni”. Tante sconfitte, indubbiamente, ma “prendere le città a est significa che il 60% delle forze russe è ora concentrato a est ed è difficile che vengano reindirizzate a sud”, ha affermato il consigliere presidenziale secondo il quale “non ci sono più forze che possono essere portate sul nostro territorio dalla Russia”. Il che vuol dire che Mosca “ha pagato a caro prezzo Severodonetsk e Lysychansk”. (5 LUG - deg)

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