Il 25 settembre si voterà per rinnovare il Parlamento e saranno chiamati alle urne anche gli italiani all’estero. In occasione di questo appuntamento, 9colonne ha raggiunto Andrea D'Addio, direttore di Berlino Magazine, il quale ha raccontato il rapporto degli emigrati italiani di Berlino con gli appuntamenti elettorali italiani.
Il 25 settembre si voterà per rinnovare il Parlamento italiano. Sono molti ancora i dubbi sulle modalità di esercizio del diritto da parte degli italiani all’estero. Quali sono, secondo lei, le principali criticità dell’attuale sistema?
“Gli aventi diritto al voto dall'estero si possono distinguere in due macrocategorie, tanto più in Germania, il Paese con la più grande comunità di nostri connazionali all'estero. C'è chi ha ancora la cittadinanza italiana anche se è nato e cresciuto all'estero o comunque ci vive da trent'anni e più e chi si è trasferito negli ultimi 10 anni. Purtroppo, la prima categoria ha sempre meno a cuore il destino dell'Italia e, di conseguenza, non è così attaccata al proprio diritto al voto. A volte non si accorge di non aver votato, non si informa, se non gli è arrivata la scheda necessaria per il voto per corrispondenza, lascia correre o, se anche gli è arrivata, non si fa problemi a vendere o cedere gratuitamente il proprio plico. La conseguenza è l'incredibile facilità con cui gruppi di malaffare riescono dare vita a vendite di pacchetti di voto tali da riuscire ad influenzare i risultati finali. Tutto questo è documentato da diversi reportage giornalistici del passato, eppure non ha trovato una soluzione. Non si può pretendere che gli italiani all'estero vadano a votare esclusivamente nelle sedi consolari, molte sono davvero lontane da dove vivono, allo stesso tempo il sistema attuale è forse peggiore di una soluzione drastica, ovvero vietare il voto degli italiani all'estero se non risiedono nel nostro Paese da almeno un tot di anni da definire”.
In generale, come sono sentite, dalla comunità presente nella zona in cui vive, le elezioni degli organi italiani?
“Posso parlare per Berlino, città in cui vivo dal 2009 e con una comunità di giovani emigrati percentualmente molto più grande di quella in altre parti della Germania. Qui le elezioni sono generalmente molto sentite, per molti la capitale tedesca è una tappa di passaggio prima di un possibile ritorno in Italia. Dieci anni fa era facile, chiacchierando con un recente immigrato, trovare tra le ragioni del suo trasferimento il fatto che Berlusconi avesse rivinto le elezioni. Allora come ora, sarà anche perché tanti neo-immigrati hanno mediamente un alto livello di istruzione, ciò che accade in Italia viene vissuto quasi come se accadesse qui. È facile che si organizzino manifestazioni o ci si incontri per discutere di temi di politica nostrana, almeno tutto ciò accade più spesso che altrove in Germania”.
Il 25 settembre verrà eletto un Parlamento ridimensionato. Questo taglio riguarderà anche i parlamentari eletti all’estero. Come impatterà questo sulla rappresentanza dei cittadini Aire?
“Avremo solo 12 rappresentanti rispetto ai precedenti 18: la campagna elettorale si baserà su territori più ampi e speriamo che gli effetti del voto di scambio siano minori”.
Crede che il clima politico attuale potrà favorire una maggiore partecipazione degli italiani residenti fuori dai confini nazionali?
“No, non più del passato. Purtroppo, più si sta all'estero più si finisce con il pensare che il proprio voto non cambi nulla in Italia, tanto i governi durano poco. Dalla caduta del Muro ad oggi l'Italia ha avuto 17 insediamenti di primi ministri e 21 governi diversi, la Germania solo 4 primi ministri e 10 governi. È chiaro che la politica italiana non è in grado di ragionare e lavorare sul lungo periodo ovvero mettere a punto quella strategia che dovrebbe invogliare chi è emigrato a tornare in Italia. Mi aspetto una partecipazione analoga alle precedenti elezioni che fu del 30% circa, forse anche peggiore”. (par - 12 ago)