di Paolo Pagliaro
Dice il cancelliere tedesco Olaf Scholz che a Praga, tra i luoghi di culto e i cimiteri cattolici, protestanti ed ebraici, i grattacieli di vetro e le stradine pittoresche dove si parla una grande varietà di lingue, c’è l’essenza dell’Europa: la massima diversità possibile in uno spazio molto ristretto. A Praga Scholz ha annunciato che la Germania intende rispondere all’invasione russa riformando e irrobustendo l’Unione europea, . Il discorso che il cancelliere ha tenuto il 29 agosto all’università Carolina non è riuscito a perforare la corazza del chiacchiericcio elettorale italiano, e dunque quasi nessuno se ne è occupato. Eppure quasi tutto – nei 50 minuti di quel discorso – parlava anche di noi.
Scholz ha spiegato che nella nuova Unione allargata ad Est, fino a comprendere 30 o 36 paesi, per le decisioni più importanti non sarà più necessaria l’unanimità. Che i trattati potranno essere modificati, perché non sono scolpiti nella pietra. Che il Parlamento e la commissione saranno più efficienti. Che nascerà una rete di stoccaggio per un vero mercato interno dell’energia che rifornisca l’Europa di energia idroelettrica dal Nord, eolica dalle coste e solare dal Sud. Che grazie all’economia circolare recupereremo gran parte del litio, del cobalto, del magnesio e del nichel di cui le nostre imprese hanno disperato bisogno. Che politica fiscale e solidarietà dovranno convivere Che nel campo della difesa ci sarà un’unica struttura di comando e controllo. Che si ridurrà l’immigrazione irregolare ma si consentirà a molte altre persone di arrivare legalmente. perché l’Europa ne ha bisogno. Che lo sguardo di Washington, sempre più rivolto alla competizione con la Cina, non sarà lo sguardo dell’Europa. Che nell’Unione non troveranno posto le democrazie illiberali. Forse la Merkel ha trovato un degno erede.
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