di Paolo Pagliaro
I posti a disposizione sono solo 16 mila, dunque dei 65 mila ragazzi che oggi si sono cimentati con il test d’ingresso nelle facoltà di Medicina, ce la farà solo uno su quattro. Ed è singolare che questa decimazione avvenga proprio nei giorni in cui in Calabria dovrebbe sbarcare il primo contigente dei 500 medici cubani ingaggiati dal commissario regionale per garantire la sopravvivenza dei servizi ospedalieri. La decisione ha sollevato numerose e ovvie polemiche, che ci furono però risparmiate quando gli stessi medici cubani vennero a dare una mano ai loro colleghi della Lombardia, nei primi mesi della pandemia.
Il fatto è che in Italia mancano circa 20 mila medici. Da anni è in atto una fuga dai pronto soccorso che ora si fa sentire di più per il ritorno in massa dei pazienti che se ne erano tenuti lontani nella stagione del Covid: secondo la Società italiana di medicina d’urgenza i pronto soccorso perdono 100 medici al mese e per garantire un’assistenza decente, dando il cambio a professionisti in prima linea anche per 12 ore al giorno, se ne dovrebbero assumere 5 mila. In corsia, poi, mancano anestesisti e pneumologi, mentre sul mitico territorio le cose vanno anche peggio: quasi 2 milioni di italiani sono senza medico di famiglia. Nel 10% dei circa 40 mila ambulatori nessuno risponde più al telefono. Sucede anche in grandi città come Milano o Firenze e la situazione è destinata a peggiorare con i 35.000 pensionamenti in arrivo. Ce n’è abbastanza per ringraziare i ragazzi che oggi hanno bussato alla porta delle facoltà di medicina e che meriterebbero di essere selezionati con criteri meno sciocchi dei test con cui si sono dovuti cimentare.