di Paolo Pagliaro
Siamo alla vigilia delle elezioni, ma appena un terzo degli elettori conosce il nome di un candidato nel collegio uninominale in cui voterà domenica. Secondo un sondaggio condotto in queste ore da Demopolis il 66% degli italiani non ha alcuna idea di chi siano gli aspiranti deputati o senatori di cui troverà i nomi sulla scheda. Non è ammesso il voto disgiunto, e la notorietà di chi rappresenterà le coalizioni nei collegi attribuiti con il maggioritario può incidere sulle scelte dei cittadini. È un’incognita che – secondo il direttore di Demopolis, Pietro Vento - – si aggiunge ad una quota ancora significativa di indecisi e ad un’astensione in lieve crescita rispetto alle Politiche del 2018.
D’altra parte è difficile che i cittadini si affezionino ai loro candidati quando c’è una legge elettorale che fa di tutto per spezzare il legame tra i primi e i secondi. Sulla Voce lo spiega con un esempio il professor Emanuele Bracco. Se alle ultime politiche 15.000 leghisti milanesi avessero cambiato idea e avessero votato Fratelli d’Italia, questo partito avrebbe ottenuto un seggio in più ma a Cagliari togliendolo a Forza Italia che avrebbe però guadagnato un seggio in Basilicata, togliendolo alla Lega. Lo sbattere d’ali di qualche elettore leghista a Milano avrebbe dunque creato due piccoli uragani a Cagliari e Potenza, colpendo per sbaglio anche un povero forzista sardo, che avrebbe dovuto lasciare il suo posto ad un collega lucano senza che i voti del suo partito fossero cambiati né in Sardegna, né in Basilicata.
Non c’è da meravigliarsi se con queste regole gli elettori sono poco interessati ai nomi dei candidati, come ci ha rivelato Demopoli.