di Paolo Pagliaro
Da diversi anni si registra un aumento dell’astensionismo, fenomeno che l’Italia peraltro condivide con molti altri grandi paesi. Non è difficile prevedere che anche questa volta si dirà che il partito del non voto- e dunque della disaffezione verso la politica - è il vero vincitore delle elezioni, Ma sarà un verdetto frettoloso perché le ragioni del non voto sono molte e non sono tutte riconducibili al disinteresse o alla protesta. Molti di quelli che non voteranno lo avrebbero fatto volentieri, se solo avessero potuto. E’ il fenomeno del cosiddetto “astensionismo involontario”, ben descritto in un dossier del ministero per i rapporti con il Parlamento.
Ci sono i 2 milioni e 800 mila di anziani che hanno gravi difficoltà motorie , ma ci sono soprattutto i circa 5 milioni di italiani che lavorano o studiano in località diverse dal Comune di residenza. Sono i cosiddetti fuori sede e rappresentano il 10% del corpo elettorale. Due milioni di loro per esercitare il diritto di voto dovrebbero affrontare un viaggio di oltre 4 ore., con le relative spese.
In molti Paesi – tra cui Stati Uniti, Francia e Germania - è permesso il voto per corrispondenza, in altri è consentita la delega, in altri ancora si sta sperimentando il voto digitale. Da noi nulla di tutto questo. Aveva cominciato a occuparsene il Parlamento, ma senza esito. Agli atti resta l’iniziativa del comitato dei fuorisede che ha citato Viminale e Presidenza del Consiglio per violazione del diritto di voto.
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