di Paolo Pagliaro
La legge elettorale semimaggioritaria consente alla coalizione di centro destra di conquistare la maggioranza assoluta dei seggi grazie a una maggioranza relativa del 44%. Non è una performance elettorale particolarmente brillante, anzi: prima che nove anni fa all’orizzonte apparissero i 5 Stelle, i partiti di centro-destra alleati avevano preso quasi sempre più voti di ieri. Nel 1994 il Polo delle Libertà raccolse il 46,4 %. Diventato Casa delle Libertà arrivò al 50% nel 2001, poi raggiunse il 49,7% dei voti nel 2006 e il 46,8 nel 2008.
Il trend si interruppe nel 2013, quando il campo dei partenti – fino ad allora sostanzialmente limitato a centro-destra e centro-sinistra - si allargò a un nuovo competitore, il Movimento fondato da Grillo e Casaleggio, che nel 2018 sparigliò le carte risultando primo partito grazie al voto di un elettore su tre.
Parte di quel 33% veniva da destra e a destra ieri è tornato consentendo all’alleanza Meloni-Salvini-Berlusconi di trionfare, sia pure con un forte travaso di voti dai secondi alla prima e dunque con una nuova leadership.
Questo breve riassunto per dire che l’Italia non si è scoperta improvvisamente di destra, essendolo per buona parte sempre stata. Vero è che potrebbe essere guidata da una destra diversa da quella sperimentata – anche a Palazzo Chigi – in questi anni. Non è detto che sia un male.
(© 9Colonne - citare la fonte)