Nel ricevere le 223 mila firme di persone che hanno aderito all’appello degli scienziati italiani perché la crisi climatica abbia il posto che merita al centro del dibattito politico, Sergio Mattarella ha assicurato che si farà portatore di questa istanza e non c’è motivo di dubitare della sua promessa. Non altrettanto si può dire degli altri destinatari dell’appello che da lungo tempo (non solo in Italia) avrebbero dovuto occuparsi di questa emergenza e non lo hanno fatto. Questa insensibilità risulta ancora più grave quando si pensi che l’argomento è entrato solo marginalmente e con stucchevoli dichiarazioni di maniera nella recente campagna elettorale peraltro senza che l’esito delle urne abbia poi indicato una qualche inversione di marcia. Né si deve dimenticare che questa inedita e stravagante tornata elettorale è stata preceduta dal crollo della Marmolada e chiusa della disastrosa alluvione delle Marche, due eventi che avrebbero dovuto accendere una volta per tutte i riflettori sull’emergenza clima e invece sono stati utilizzati e solo per poco tempo col miserabile obiettivo di accattivarsi le simpatie (leggi qualche pugno di voti) dell’elettorato giovanile.
Una vecchia pessima abitudine con riferimento alla quale già sul finire del secolo passato Alberto Ronchey, citando Wystan Hugh Auden ricordava come “solo nelle società semianalfabete i demagoghi corteggiano i minorenni”. Evidentemente quella abitudine non è stata archiviata e anzi continua a caratterizzare un mondo politico incapace, salvo qualche limitata eccezione, di rinnovarsi e soprattutto di guardare a un futuro che ormai è diventato presente: altro che dialogare con quelle nuove generazioni che pure hanno trovato un autorevole alleato in papa Francesco.
Ora, poiché il problema del clima continuerà a imporsi come una questione indifferibile, dal Brasile alla Cina e passando per l’Europa, c’è forse da chiedersi se la strategia adottata dai giovani sia ancora adeguata o se non si debba invece mettere in cantiere qualcosa di più concreto e inedito per aggredire la sordità della politica. Per esempio mettendo in conto qualcosa di inedito che vada al bersaglio grosso colpendo i grandi interessi che negano il pericolo della compromissione irreversibile degli equilibri ambientali. Si potrebbe cominciare astenendosi anche per un solo giorno dal consumo degli hamburger per la cui produzione vengono deforestate vaste aree dell’Amazzonia, oppure rinunciando sempre per un tempo limitato all’utilizzo degli smartphone di cui buttiamo via un miliardo e mezzo di esemplari all’anno senza che si tenti in qualche modo di riciclarli. Per questo non è necessario ricorrere, come qualcuno ha proposto, agli influencer e al seguito dei loro followers. Può risultare efficace un passaparola attraverso quei canali che hanno permesso proprio ai giovani di mobilitare con successo le piazze del mondo. Ma qui il discorso si complica e gli esiti forse potrebbe non essere scontati.