Agenzia Giornalistica
direttore Paolo Pagliaro

IIC Tunisi, la cultura per rafforzare le radici comuni

IIC Tunisi, la cultura per rafforzare le radici comuni

Italia e Tunisia sono due nazioni vicine, sia dal punto di vista geografico che dal punto di vista culturale. Non sorprende quindi che in Tunisia ci sia una comunità italiana viva, formata soprattutto da siciliani, e che i tunisini considerino gli italiani come un popolo amico e amino la cultura del Bel Paese. Parlando a 9colonne, Maria Vittoria Longhi, direttrice dell’Istituto Italiano di Cultura di Tunisi, racconta proprio di questo rapporto privilegiato tra le due nazioni.

Maria Vittoria Longhi, direttrice dell’istituto italiano di Cultura di Tunisi. lei è al suo secondo mandato, cosa non usuale; vuol dire che la comunità si è affezionata a lei?

“E io mi sono affezionata alla comunità, direi piuttosto questo. Sono stata molto fortunata: ho avuto un primo mandato come addetta, e quindi non ero responsabile dell'istituto. Sono poi ritornata inopinatamente ma molto felicemente come direttore. Ho avuto una grande esperienza a Tunisi e mi sono innamorata di questa città”.

Tunisi non sta vivendo un periodo particolarmente tranquillo. La cultura può aiutare a rasserenare gli animi e a facilitare i rapporti?

“Moltissimo, la cultura aiuta sempre: aiuta a parlarsi, aiuta a capirsi. La cultura è una forma di comunicazione straordinaria in tutti i settori. Noi proviamo a usarla proprio per questi motivi, e devo dire ci siamo riusciti anche in periodi piuttosto difficili: per esempio, nel 2015, abbiamo partecipato a un Festival di musica molto importante, a El Jem, quando nessun altro paese ha partecipato. Abbiamo voluto testimoniare la presenza, la vicinanza e l'amicizia dell'Italia proprio in questo modo. La cultura può fare tantissimo e fa già tantissimo”.

Quali sono i settori o gli argomenti della cultura italiana che più incuriosiscono e attraggono i tunisini?

“La musica, la danza, il cinema, la nostra letteratura, il nostro cibo: tutto ciò che è italiano attira moltissimo, anche perché esiste una forte prossimità geografica e, quindi, culturale. Ci sono delle radici in comune, che i tunisini ci riconoscono e che noi riconosciamo, e che loro amano; siamo percepiti come un popolo amico. Non sempre si sa, ma c’è stata anche una forte presenza di italiani in Tunisia, una sorta di immigrazione all'inverso, e gli italiani erano vicinissimi ai tunisini, tanto da scambiarsi anche le cose da mangiare. Questa è sicuramente una carta a nostro favore”.

Nella comunità italiana di Tunisi una forte presenza è quella dei siciliani.

“Assolutamente, i siciliani sono un po’ a casa loro. Non è una cosa strana, basta pensare che in Sicilia c'è anche un Festival del cous cous. I siciliani sono molto presenti, e sono stati presenti anche come immigrati in Tunisia. Proprio quest'anno abbiamo sponsorizzato e organizzato un filmato che mettesse in evidenza la presenza dei siciliani in Tunisia, dei siciliani che sono nati, si sono installati e si sono sentiti pienamente nel loro paese”.

Se dovesse fare una richiesta alle istituzioni italiane, partendo dal fatto che sono presenti e vi sostengono, cosa chiederebbe?

“Chiederei di essere molto vicini ai giovani tunisini: la Tunisia è un paese giovane e quindi chiederei di dare loro opportunità di formazione. Se c'è una cosa che noi possiamo fare e averne un grandissimo profitto in fatto di immagine e di impatto è proprio quello di aiutare giovani tunisini a formarsi nei nostri centri di eccellenza a tutti i livelli, con un ritorno enorme. Io ho dei rapporti con dei registi tunisini che si sono formati in Italia e che hanno mantenuto un rapporto fortissimo con il nostro paese, oltre a parlare la nostra lingua. Sono davvero i nostri ambasciatori e per questo noi ci dovremmo impegnare per aiutarli, in modo che loro possano ritornare nel loro paese e mettere a frutto quello che hanno imparato in Italia”. (Sab – 4 nov)

(© 9Colonne - citare la fonte)