di Paolo Pagliaro
Con un parlamentare che propone il finanziamento pubblico dei matrimoni religiosi e un altro che giudica l’omosessualità abominevole perché questo dice la Bibbia, è evidente che in Italia ci sarebbe molto spazio per un’informazione che si occupasse dei fondamentali, a cominciare dalla laicità dello Stato.
Non potendo fare affidamento sui social network, dove prevalgono altri interessi, un aiuto può venire dalle riviste culturali, capaci di trovare il loro pubblico oltre le cerchie accademiche o degli addetti ai lavori.
Oggi a Roma si sono date appuntamento quelle che aderiscono al Coordinamento delle Riviste Italiane di Cultura, presieduto da Valdo Spini, e si caratterizzano perché operano nel mercato al di fuori di ogni dipendenza accademica, oltre che per il taglio interdisciplinare dei contenuti. Alcune di loro – come Nuova Antologia, Testimonianze, Confronti, Lares o Prometeo - sono tra le più longeve e prestigiose, altre cone Left, Diacritca o Pandora hanno origini più recenti.
Per tutte oggi si tratta di reinventarsi tenendo conto delle opportunità offerte dal digitale. che consente di costruire un rapporto più stretto con il pubblico creando quelle che Giacomo Bottos, direttore di Pandora Rivista, chiama comunità pensanti. Comunità di nicchia, certamente, ma capaci di influenzare gli influencer cosicché infine tutti possano apprezzare, a differenza del noto onorevole, ciò che distingue la Costituzione dall’Antico Testamento.