di Paolo Pagliaro
Ci sono voluti molti giorni, quasi una settimana, per dare un cognome e un nome alle due donne cinesi assassinate nella loro casa di Roma da un cliente italiano. Hanno rischiato - Li Yan Rong e Yang Yun Xia – di non avere il loro profilo sul muro nel quartiere San Lorenzo dove da dieci anni vengono dipinte le sagome bianche delle donne vittime di femminicidio. Sotto in ogni sagoma c’è un nome ma il muro a un certo punto finisce, le candidature aumentano e adesso, nonostante l’avvenuta identificazione. non è certo che ci sia posto per le ultime venute.
Oggi era la giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, che è davvero un vasto programma considerato ciò che accade nel mondo, dal quartiere Prati a Teheran.
Ci sono state iniziative di grande impatto, come la campagna contro gli stereotipi sessisti affidata agli impianti pubblicitari digitali di Urban Vision, dislocati in tutta Italia. O come l’edizione monotematica della rivista Micromega, che ospita anche una sezione a più voci di soli maschi perché si ritiene che la violenza sulle donne sia un problema loro.
Qualche utile istruzione per l’autodifesa si può trovare in un libro scritto per le edizioni del Sole 24 Ore da Chiara Di Cristofaro e Simona Rossitto. Si intitola “Ho detto no” e spiega come si riconoscono i sintomi della violenza in arrivo e come ci si può proteggere. E poi c’è l’invito dell’Asvis a ricordare le violenze subite dalle migranti e dalle rifugiate di ogni età, nei paesi di partenza, in quelli di accoglienza, e in tutte le guerre dove lo stupro viene ancora usato come un’arma.