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Toronto: i progetti dell’IIC per diffondere la cultura italiana

Toronto: i progetti dell’IIC per diffondere la cultura italiana

Il Canada, e nello specifico Toronto, ha un grande interesse per la cultura dell’Italia, anche grazie ad una comunità di connazionali tra le più grandi del mondo. Veronica Manson, direttrice dell’Istituto Italiano di Cultura di Toronto, racconta a 9colonne l’amore per il nostro Paese, il rapporto con l’associazionismo e il ruolo sempre più importante della digitalizzazione.

Direttore Veronica Manson, lei lavora a Toronto e rappresenta la cultura e la lingua italiana. È un compito difficile?
“Sì e no. Toronto e l’Ontario hanno una delle comunità italiane più grandi del mondo fuori dall'Italia. C'è quindi una tradizione e una certa attenzione per la cultura italiana e per la lingua, anche da parte dei canadesi. Circa l’80% dei nostri corsisti sono proprio canadesi che vogliono imparare italiano, indipendentemente dalle loro origini. Per quanto riguarda le difficoltà, uno dei compiti essenziali dell'istituto di cultura è quello di combattere gli stereotipi, che sono duri a morire. Bisogna presentare sia l'Italia del Rinascimento che l’Italia contemporanea, avendo una certa attenzione al design, all'architettura e al cinema contemporaneo. Soprattutto a Toronto questo è un piacere, perché riusciamo a collaborare con i referenti culturali locali più importanti sulla piazza, come i grandi musei o il Toronto International Film Festival, uno dei Festival cinematografici importanti del Nord America. Abbiamo lavorato anche ad una retrospettiva di diciotto film su quattro registi italiani emergenti a Toronto, grazie ad una partnership tra Cinecittà, TIFF Cinematheque e Istituto Italiano di Cultura. A luglio siamo riusciti, con Harbourfront Centre, uno dei centri espositivi più importanti di Toronto, ad inaugurare una mostra sull’architettura di Renzo Piano, grazie anche allo studio ‘Renzo Piano Building Workshop’, dal momento che l’architetto ha firmato il progetto del nuovo tribunale di Toronto e l’istituto è stato partner del progetto fino dall’inizio. Abbiamo lavorato circa 2 anni su questa mostra e l’abbiamo inaugurata il 15 luglio”.

Lei ha citato la comunità italiana, che è una delle più importanti sia numericamente che storicamente. Avete un buon rapporto e quali sono le vostre iniziative che la comunità segue con più interesse?
“Noi lavoriamo sicuramente con le associazioni italocanadesi, tra cui la più importante è la Columbus center di Toronto, con cui abbiamo almeno 3-4 progetti annuali. Ci riferiamo sempre alla comunità Italo-canadese, con la quale condividiamo qualsiasi nostra iniziativa a partire proprio dalla collaborazione nella realizzazione di progetti. Per esempio, abbiamo presentato di fronte ad un grande pubblico e proprio al Columbus Center, un film su Franco Grillini, che è stato il fondatore dell’Arcigay. Sempre in collaborazione con il centro è stata organizzata la residenza teatrale di Giancarlo Barbadori, di circa un mese e in lingua italiana e in inglese. Ovviamente lavoriamo anche con il consolato d’Italia e con il Comites”.

La digitalizzazione è stata un’ottima compagna nel periodo dell’emergenza covid. Come rimarrà nei vostri programmi?
“È fondamentale. Da un giorno all’altro, con l’avvento del lockdown, ci siamo dovuti reinventare un sistema per non chiudere i corsi di lingua, passando al digitale. Toronto e, in generale il Canada, hanno avuto il lockdown più lungo del mondo: abbiamo veramente aperto il 25 marzo 2022. Senza il digitale, sarebbe stato un disastro. Adesso abbiamo studenti dagli Stati Uniti e da tutto il Canada che seguono le nostre lezioni e manterremo quindi l’insegnamento a distanza, anche se c’è una certa richiesta di tornare alla normalità. Già dalla sessione primaverile quindi offriamo corsi sia in virtuale che in presenza”.

Potendo chiedere uno strumento in più alle istituzioni, che già vi sono molto vicine, cosa chiederebbe?
“Personale, di sicuro, ma il ministero degli Affari esteri ne è al corrente. Proprio perché la domanda di lingua e cultura italiana è fortissima noi lavoriamo a ritmi serratissimi, e sarebbe bello avere un po’ più di personale, soprattutto per sviluppare veramente la comunicazione”. (Sab - 28 nov)

(© 9Colonne - citare la fonte)