di Paolo Pagliaro
L'Istituto di ricerca per la protezione idrogeologica del Cnr ha censito 188 inondazioni e 148 frane che negli ultimi 15 anni hanno causato in Italia oltre 330 vittime. Quella di Ischia è stata solo l’ultima tragedia di una lunga serie. Sono rimasti sulla carta i buoni propositi scaturiti dagli Stati generali contro il dissesto idrogeologico, che nel novembre 2014 vide formarsi un’inedita coalizione formata da ambientalisti, costruttori, associazioni, ordini professionali e sindaci, tutti schierati a favore di una legge contro il consumo di suolo, che in questi anni, tra una crisi di governo e l’altra, non è riuscita a vedere la luce.
In compenso non mancano le autorità a cui nel corso degli anni è stata affidata la difesa del suolo: il Comitato dei ministri per i servizi tecnici nazionali, il Comitato nazionale per la difesa del suolo, i ministeri dei Lavori pubblici e dell’Ambiente, la Direzione generale per la difesa del suolo, i Servizi tecnici nazionali, il Consiglio dei direttori, il Genio civile, la Conferenza Stato-Regioni, le Regioni, le Autorità di Bacino, i Comitati tecnici di bacino, i Comuni, le Province, i Consorzi di Bonifica, la Protezione civile, i Provveditorati alle opere pubbliche, le Comunità montane, i Consorzi di bacino imbrifero montano, i Consorzi obbligatori dei servizi pubblici di acquedotto, fognatura, collettamento e depurazione delle acque usate, la struttura di missione via elencando. Il risultato è che ogni giorno asfalto e cemento si mangiano 19 ettari di suolo, rendendolo impermeabile. Un’offesa che non risparmia neppure le 871 aree naturali protette, come denuncia un’inchiesta pubblicata oggi da Openpolis. I dati peggiori vengono da Campania e Liguria.
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