di Paolo Pagliaro
L’allarme più recente viene dalla Corte dei Conti, che ieri messo in mora il governo per i ritardi nel piano di potenziamento degli asili nido, per i quali il Pnrr stanzia 4 miliardi e mezzo. Scrivono i magistrati contabili che se non ci sarà un cambio di marcia questi soldi andranno perduti.
Con la Banca d’Italia, l’Ufficio parlamentare di Bilancio e l’Istat, la Corte dei Conti è una delle grandi istituzioni indipendenti che in questi giorni sono state convocate dal Parlamento per esprimere un parere sugli aspetti più significativi della manovra economica. Hanno promosso le scelte di fondo – disavanzo, debito, misure contro il caro energia – ma hanno invece bocciato quelle cosiddette “identitarie” come il condono, l’aumento del tetto al contante, la flat tax. Sul condono è ancora la Corte dei Conti a notare che così si diffonde l’idea che “sottrarsi al pagamento dei tributi possa essere notevolmente vantaggioso”. Sul liberi tutti per il contante interviene invece la Banca d’Italia, ricordando che i suoi studi dimostrano che più contante equivale a più economia sommersa e aggiungendo che i pagamenti digitali costano agli esercenti – fra furti, trasporto, assicurazioni – meno del cash . L’Ufficio parlamentare di Bilancio aggiunge che in questo modo si va contro le raccomandazioni esplicite del Consiglio europeo. Anche il nuovo regime fiscale per i lavoratori autonomi, fra regime forfettario e flat tax suscita critiche unanimi. Per la Banca d’Italia “è un fisco meno progressivo e meno equo”, per la Corte dei Conti “l’Irpef si sta trasformando in una imposta su pensioni e salari”, per l’Ufficio parlamentare di Bilancio si pongono problemi di equità all’interno della stessa categoria dei lavoratori autonomi. Con le autorità indipendenti il governo ha un problema.