di Paolo Pagliaro
La Banca d’Italia è l’istituzione che con maggiore impegno studia i divari nord-sud e propone politiche per ridurli. L’ultimo dossier, pubblicato ieri, riguarda una questione cruciale ma di cui si parla poco e cioè la qualità della fornitura elettrica, fattore di competitività per le imprese e di benessere per le famiglie. Lo studio firmato da Simona Galano, Luca Sessa e Simone Zuccolalà mostra come le interruzioni della fornitura di energia siano nel Sud almeno doppie in numero e durata rispetto al Centro-Nord, mentre è tripla la frequenza dei buchi di tensione, addirittura quadrupla per gli incidenti di maggiore gravità. Le interruzioni di corrente sono costose, soprtattutto per le imprese. Comportano perdita di produzione, penalità per mancata o ritardata consegna, malfunzionamenti e danni ai macchinari, spreco di materie prime e semilavorati, inattività del personale, più elevati premi assicurativi. Occorre poi dotarsi di gruppi di continuità, stabilizzatori di tensione, generatori di corrente, accumulatori ed altri macchinari.
Gli autori dello studio spiegano che il divario tra Sud e Nord nella qualità dell’approvvigionamento di energia ha conseguenze economiche rilevanti e non dipende dalla diversa efficienza delle amministrazioni locali, o dall’incuria de gli utenti, ma dalle cattive condizioni dell’infrastruttura elettrica. Nel Sud le linee di distribuzione si sviluppano in lunghezza anziché in rete, e dunque sono senza vie di alimentazione alternativa in occasione dei guasti. Aggiunge la Banca d’Italia che il divario si potrà colmare con i fondi che l’Europa destina alle energie rinnovabili: il Sud sarà in grado di immagazzinare l’energia che viene dal sole e dal vento, spetterà allo Stato distribuirla in modo efficiente e finalmente equo.