Adesso si dice che è colpa del Covid , che è come dire piove governo ladro. Il fatto è che non è vero o se lo è lo è solo in parte, essendo le motivazioni assai più radicate di quelle che vengono spesso addotte quando si tenta di dare una spiegazione alla costante caduta dell’educazione sempre più ammorbata da comportamenti sociali che, declinati in forme diverse e in costante pessima mutazione, quando va bene, si traducono in violenza verbale ma sempre più spesso degenerano in quel passaggio dalle parole ai fatti di cui sono piene le cronache. Diciamo la verità, non è stato sempre così.
Con questo non si deve intendere che in passato la società fosse abitata da gentiluomini e gentildonne attenti a non trascurare mai le buone maniere. Le lingue e le mani fuori controllo sono sempre esistite con eccessi in privato più che in pubblico perché certe cose andavano fatte ma senza che si sapesse. Esattamente il contrario di quanto accade da quando ha cominciato a imporsi la spettacolarizzazione del gesto o della parola.
Senza pudore e anzi col compiacimento di chi è convinto di impartire una lezione, meglio se in presenza di spettatori. Difficile datare l’inizio di questa svolta e forse per questo è diffusa la tendenza a collegarla al Covid cercando una parziale giustificazione nell’eccezionalità emergenziale del fenomeno pandemico. E’ un fatto comunque che il nervosismo, la violenza, l’arroganza, la prepotenza sono diventate il contrappunto di un modello di vita triste, deprimente, inselvatichito.
In questa deriva sono scomparse le differenze di genere e di età. Il trionfo dell’indice della mano levato in alto come il pennone di una bandiera e del “vaffa..” scagliato a voce alta dal finestrino dell’auto finiscono col diventare il meno peggio, sapendo che il passo successivo può essere uno schiaffo o un pugno e in casi non rari la comparsa di coltelli e pistole. I protagonisti non hanno età: minorenni, poco più che bambini in branco, ragazzi e ragazze in fiore, signore e signori dall’aria apparentemente distinta, nonni dai capelli bianchi si esercitano con disinvoltura in questo imbarbarimento. E guai a intervenire per richiamarli alla tranquillità del vivere civile: il più delle volte si viene coinvolti in qualche caso finendo con l’avere la peggio.
Il traffico cittadino è lo scenario privilegiato di questo progressivo crescendo dell’intolleranza: a un incrocio stradale può accadere di tutto e per poco. Materia da psichiatri? Può darsi. Si è arrivati persino al bonus-depressione, altra amenità in un mondo in cui sembra prevalere il così fan tutti e nel quale le famiglie e le scuole hanno smarrito il senso della loro missione. Per non parlare della politica che ogni giorno, dai banchi di Montecitorio e Palazzo Madama alle aule dei consigli regionali e comunali, dai salotti televisivi e nelle dichiarazioni rilasciate al volo a torme di giornalisti (alcuni dei quali, è bene dirlo, si nutrono di questi teatrini), invece di dare l’esempio dispensa atteggiamenti e parole che non hanno niente che fare con l’educazione, le buone maniere e il vivere civile. Non so se questo degrado accada anche in paesi diversi dal nostro ma faccio fatica a individuarli.
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