di Paolo Pagliaro
Nella sua nuova collana disponibile on line, l’Istat racconta la trasformazione dell’Italia attraverso i cambiamenti demografici: prima l'aumento della popolazione poi la sua diminuzione, l’invecchiamento, l’abbandono delle campagne, l'emigrazione verso l'estero e le aree forti del paese, l'immigrazione. La sintesi è che oggi ci sono 1 milione e 400 mila residenti in meno rispetto a dieci anni fa. I nuovi dati sulle migrazioni che l’Istat ha rilasciato questa mattina confermano che questo è il trend, anche se il biennio della pandemia ha ridotto il fenomeno degli espatri e dei nuovi arrivi.
Sta di fatto che oggi in Italia è vuoto circa il 30% delle abitazioni, con punte record nei piccoli comuni del sud, come il 65% di Falerna e Nocera Terinese in Calabria.
Crisi demografica significa che in un tempo brevissimo abbiamo mandato in fumo persone, case, ricchezze, storie, scuole, ospedali, imprese equivalenti a quelle di una città come Milano. Lo spiegano bene Luca Cifoni e Diodato Pirone che per Rubbettino hanno pubblicato “La trappola della culle”, ricognizione sugli effetti presenti e soprattutto futuri del calo delle nascite. Dopo aver illustrate le politiche e le azioni indispensabili per tornare a a galla, gli autori spiegano perché in qualsiasi ragionamento sulle possibilità di risollevare il nostro destino demografico è impossibile non prendere in considerazione gli immigrati. E si interrogano sulle ragioni dello stigma e degli ostacoli che accompagnano la procreazione medicalmente assistita nelle sue diverse forme, con la conseguenza che migliaia di italiani per diventare genitori devono riparare all’estero.