di Paolo Pagliaro
A parte la Farnesina, l’Eni e un paio di multinazionali, nessuno in Italia può vantare una rete globale come quella della Comunità di Sant’Egidio, l’associazione romana di volontariato cristiano che ieri ha celebrato il suo 55mo compleanno con incontri che si sono svolti in 70 paesi del mondo.
Il cardinale Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Cei, ha detto che Sant’Egidio è come un’Arca di Noè dove interi popoli hanno trovato ascolto, protezione, compagnia e calore. L’arca di Sant’Egidio ha sbarcato i propri volontari nei luoghi più diversi , dai marciapiedi delle nostre città dove vivono quelli che non hanno niente, ai villaggi del Congo segnati dalla violenza, alle tante comunità in Ucraina e in Russia che nella tempesta della guerra non hanno smesso di aiutare i più deboli.
Sant’Egidio è stata ribattezzata l’Onu di Trastevere perché nei conflitti cerca la pace con ostinazione e talvolta riesce dove le diplomazie ufficiali falliscono. Trent’anni fa proprio a Roma, grazie alla diplomazia parallela della Comunità, venne firmata la pace per il Mozambico. E in queste ore sembra aver fatto finalmente breccia l’appello di Sant’Egidio perché siano sospese le sanzioni alla Siria devastata dal terremoto.
Sant’Egidio ritiene che le politiche dell’accoglienza, a cominciare dai corridoi umanitari, facciano sì che migranti e profughi da problema possano diventare “la grande occasione”. Che è anche il titolo del libro che Mario Marazziti, portavoce storico della comunità, pubblica in questi giorni per Piemme. E’ un viaggio attraverso l’Europa che ha deciso di lasciare aperte le porte delle case e della mente, che è poi il segreto per non invecchiare.