di Paolo Pagliaro
Domani il consiglio di sicurezza dell’Onu affronta una questione, l’innalzamento delle acque, che riguarda da vicino anche il nostro paese, in questi anni molto preso dai problemi legati alla gestione delle spiagge e distratto di fronte alla possibilità che presto le spiagge non ci saranno più, perché il mare se le sta portando via.
Nel suo ruolo residuale di eccellente ufficio studi, l’Onu ha deciso di portare il problema all’esame del consiglio di sicurezza perché c’è un nesso tra i cambiamenti climatici, l’innalzamento del livello degli Oceani, i fenomeni migratori e le guerre.
Nel documento che introduce la riunione di domani, viene spiegato che i mari assorbono la maggior parte del calore derivante dal riscaldamento atmosferico globale. Aumentando il calore aumenta anche il volume delle acque con conseguente innalzamento dei livelli che, accompagnati dal progressivo scioglimento delle calotte glaciali, determinano ora una reale minaccia per le comunità costiere e insulari. Il tasso di innalzamento del livello del mare è raddoppiato dal 1993, e ha toccato un nuovo record l’anno scorso.
In Italia il 50% delle coste sabbiose è soggetto a erosione, l’acqua si è portata via già 40 milioni di metri cubi di spiagge. Altrove le conseguenze sono state drammatiche. L’Onu stima che nel corso dell’ultimo decennio gli eventi legati al clima abbiano causato ogni anno la migrazione di circa 23 milioni di persone, lasciandone molte altre in condizioni di povertà.
Questa deriva si può contrastare seguendo le indicazioni della scienza e non le sirene del negazionismo.