Agenzia Giornalistica
direttore Paolo Pagliaro

La scuola paga il crollo delle nascite

di Paolo Pagliaro

Un giornalista molto amato, Piero Angela, definiva un enigma l’incapacità del nostro paese di fermarsi a ragionare su un problema come quello demografico, destinato ad avere gravi conseguenze se tra¬scurato.
Invece che ragionare in effetti ci si adatta. Nel caso della scuola – dove in 10 anni si sono persi 400 mila alunni, e per la crisi della natalità se ne perderanno un altro milione e 400 mila da qui al 2034 - ora la parola d’ordine è accorpamento, in nome dell’efficienza, del risparmio e del Pnrr. La legge di bilancio da poco approvata rende esplicito l’obiettivo di una riduzione graduale del numero delle istituzioni scolastiche e prevede che si debbano fondere gli istituti che hanno meno di 900 iscritti. Diminuiranno presidi, direttori, impiegati e tecnici, ma non le aule e gli edifici, almeno per ora. Fatto sta che nella legge di bilancio è previsto un taglio di spesa per l’istruzione di oltre 4 miliardi nel prossimo triennio.
Contro l’obbligo degli accorpamenti le Regioni governate dal centrosinistra hanno annunciaro ricorso davanti alla Corte Costituzionale. Ma le perplessità sono condivise anche da molte giunte di centrodestra, in particolare da quelle del Sud dove più marcato è il calo demografico e dove dunque si concentrano i tagli. Oggi solo il 18% degli alunni del Mezzogiorno accede al tempo pieno a scuola, rispetto al 48% del Centro-Nord, e questo divario è destinato ad aumentare.
Dello stesso malessere soffre anche l’istruzione universitaria: gli atenei del Sud, meno capaci di attrarre studenti da altre regioni o dall’estero, sono condannati a perdere iscritti e con essi in qualche caso anche la ragion d’essere. Ecco cosa si intende per inverno demografico.

(© 9Colonne - citare la fonte)