di Paolo Pagliaro
Mentre in molte regioni piove o nevica, sembra fuori sincrono il vertice sull’emergenza siccità in programma domattina a Palazzo Chigi. In realtà quello che ci attende quest’estate si sta preparando adesso. Sull’arco alpino è caduto il 53% di neve in meno rispetto alla media del passato. Mentre nel bacino del Po e nell’Appenino le piogge sono diminuite del 61%.
L’emergenza scatterà tra poche settimane, quando agli attuali usi civili e industriali, già in sofferenza, si aggiungerà la domanda di acqua per uso agricolo. Legambiente chiede al governo di definire una strategia idrica nazionale e propone una serie di interventi; dall’obbligo di recupero delle acque piovane al riuso in agricoltura delle acque reflue depurate, fino alla ricarica controllata delle falde facendo in modo che le sempre minori precipitazioni non scorrano velocemente a valle fino al mare.
Un pacchetto di otto proposte viene anche da Utilitalia, in rappresentanza delle imprese che forniscono i servizi idrici all’80% dei cittadini. Si chiede innanzitutto di promuovere un uso efficiente dell’acqua, in un Paese in cui il consumo pro capite si è di 215 litri per abitante al giorno, rispetto ai 125 litri della media europea. Servono poi infrastrutture strategiche, come i grandi invasi ad uso plurimo, gli invasi di piccole e medie dimensioni ad uso irriguo e le interconnessioni delle reti idriche. Anche le imprese, come gli ambientalisti, chiedono il riutilizzo delle acque depurate, l’aumento dei volumi delle falde, la dissalazione: in Italia le acque marine o salmastre rappresentano solo lo 0,1 % delle fonti di approvvigionamento, contro il 3% della Grecia e il 7% della Spagna. Le imprese annunciano infine investimenti per 11 miliardi, 3 serviranno per riparare le falle nella rete che attualmente perde il 40% dell’acqua che trasporta.