di Paolo Pagliaro
Nell’arco di 10 anni hanno chiuso i battenti 125 ospedali, l’11%. Nel 2011 erano 1.120, nel 2021 sono scesi a 995. Il taglio ha riguardato soprattutto le strutture pubbliche. In calo anche i centri per l’assistenza specialistica ambulatoriale: ce ne sono 700 in meno rispetto a 10 anni fa. Sono invece aumentate le Rsa e gli altri centri e di assistenza Territoriale Residenziale: la crescita è stata robusta, 1600 istituti in più. Peccato che per questo ripo di servizi la quota pubblica raggiunga a malapena il 16%.. Sono diminuiti invece i consultori, i medici di famiglia, i pediatri, le guardie mediche. E i posti letto, oggi 20 mila in meno rispetto al 2020, l’anno del covid.
La fotografia del declino della sanità pubblica è stata scattata da Quotidano Sanità che ha confrontato l’ultimo annuario statistico del Ministero della Salute con quello pubblicato nel 2011. I numeri parlano da soli.
Sabato a Milano decine di associazioni saranno in piazza Duomo per manifestare in difesa della sanità pubblica. Sul palco, con gli organizzatori di Medicina Democratica, ci sarà anche il fondatore dell’istituto Mario Negri, Silvio Garattini . Tra le richieste, interventi per cancellare definitivamente il blocco delle assunzioni, promuovere le case di comunità, abolire il principio di equivalenza tra pubblico e privato sancito per legge in Lombardia, stabilire dei limiti alle rette delle RSA, e ridurre le liste d’attesa negli ospedali e negli ambulatori, evitando che sia il portafoglio a stabilire i tempi della cura.