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APPALTI, LEGA FURIOSA
CGIL E PD IN PIAZZA

APPALTI, LEGA FURIOSA <br> CGIL E PD IN PIAZZA

- Il giorno dopo le perplessità espresse dall'Anac, la polemica sul nuovo codice degli appalti licenziato dal governo non si placa, tutt'altro. Anche perché Giuseppe Busia, presidente dell'Autorità nazionale anticorruzione, in due interviste al Corriere della Sera e a Repubblica aveva rincarato dose. Un passaggio in particolare, delle sue parole, ha fatto saltare dalla sedia molti esponenti della Lega: "Per i lavori fino a 150 mila euro e le forniture di servizi fino a 140 mila euro – aveva dichiarato Busia -- si può ricorrere all'affidamento diretto, col rischio che, soprattutto nei piccoli Comuni, questi contratti vengano stipulati in virtù di relazioni personali se non di parentela, anziché sulla bontà delle offerte o della qualità delle ditte. Spingendo le stesse a investire di più sulle relazioni personali col decisore pubblico che sulla qualità della prestazione. Insomma, sotto i 150 mila euro va benissimo il cugino o anche chi mi ha votato e questo è un problema”.  Illazioni, secondo il responsabile Enti locali della Lega, Stefano Locatelli, o meglio: "Gravi, inqualificabili e disinformate dichiarazioni del presidente Busia sul Codice Salvini: se parla così di migliaia di sindaci e pensa che siano tutti corrotti, non può stare più in quel ruolo. Busia ha dei compiti di controllo, invece certifica di essere prevenuto, non neutrale e quindi non credibile". Una replica durissima, che fa il paio con quella del viceministro alle Infrastrutture, Edoardo Rixi, secondo il quale invece "il nuovo codice degli appalti va nella direzione di rendere l'Italia moderna, competitiva e performante. Spiace che l'attacco del presidente Busìa e dei detrattori della nuova norma risponda a una logica di deresponsabilizzazione che rischia di delegittimare il prezioso lavoro che le pubbliche amministrazioni svolgono ogni giorno nella gestione dei contratti pubblici".

Le opposizioni, invece, stanno da parte dell'Anac, e anche i sindacati, al punto che la Cgil ha indetto per sabato manifestazioni a Torino, Roma, Napoli, Cagliari e Palermo: si scende in piazza contro il decreto 11/2023 che esclude di fatto tutti i redditi bassi e gli incapienti dall’accesso ai vari incentivi per l’efficienza energetica, la messa in sicurezza degli edifici, l’abbattimento delle barriere architettoniche, ma anche contro "la proposta dal Governo nel decreto attuativo del nuovo Codice degli Appalti, di introdurre negli appalti pubblici la liberalizzazione dei livelli di sub appalto (il così detto “sub appalto a cascata”, oggi vietato dall’attuale Codice) che renderà più difficile esigere le tutele contrattuali e di legge in termini di corretta applicazione dei CCNL, rispetto delle norme su salute e sicurezza, parità di trattamento, oltre che favorire il nanismo aziendale, la competizione sui costi". Alla manifestazione aderirà anche il Partito democratico: "Condividiamo le sottolineature critiche dell'Anac – spiega la capogruppo alla Camera Chiara Braga - c'è un abbassamento dei livelli di trasparenza e concorrenza con l'innalzamento della soglia per gli affidamenti diretti, una riduzione dell'impegno sulla qualificazione delle strutture appaltanti, e sappiamo quanto questo sia importante per progetti complessi come quelli che riguardano la transizione ecologica, e una liberalizzazione del subappalto con il subappalto a cascata, che andrà a discapito della qualità e della sicurezza sul lavoro. Per questo motivo saremo in piazza sabato insieme ai sindacati".

(Sis)

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