di Paolo Pagliaro
Volendo scaldare i cuori dei triestini alla vigilia delle elezioni regionali in programma domenica, il ministro Salvini ha chiesto – durante un comizio –di riportare in Italia “cuore, testa e portafoglio” di Assicurazioni Generali. “Non possiamo raccogliere risparmio in Italia per poi investirlo all'estero”, ha aggiunto il vicepresidente del Consiglio, sostenendo che Generali sono “un patrimonio, il più grande, il più importante, il più decisivo patrimonio italiano, sono la linea del Piave”.
Per la verità ai tempi del Piave le Generali stavano dall’altra parte, erano una gemma della corona asburgica. Se dunque dovessero tornare alle origini si porrebbe un problema. . Per fortuna sono invece ben salde in Italia e precisamente a Trieste dov’è la loro sede sociale. E nessuno sta pensando a un trasloco.
Ciò che fa discutere è però la seconda questione sollevata da Salvini, quella della presunta inopportunità di investire all’estero il risparmio raccolto in Italia.
Come fa notare Riccardo Sabbatini, cronista delle vicende economiche e in particolare assicurative del nostro Paese, si tratta di una tesi ardita visto che una società quotata deve tutelare i suoi azionisti, che nel caso di Generali sono una moltitudine (178 mila solo quelli identificati) e sono sparsi in tutto il mondo, dagli Stati Uniti alla Cina. E li tutela anche decidendo come meglio crede l’allocazione dei suoi investimenti, in Italia o sui mercati finanziari globali. Diversamente – conclude Sabbatini - vivremmo in uno stato totalitario.
Il Leone di Trieste investe peraltro in Italia più di un terzo degli asset che ha in gestione e che valgono 618 miliardi, Tra questi ci sono anche 31 miliardi di titoli di Stato, che rischiano di deprezzarsi ogni volta che un politico di rango fa affermazioni che possono allarmare gli investitori.