di Paolo Pagliaro
Il mondo è tornato alle armi. I quasi 23 miliardi di dollari di assistenza militare ricevuti dall’Ucraina nel 2022 sono il doppio degli aiuti militari dati dagli Stati Uniti a tutti i loro alleati nel 2020. Sono tornati ad armarsi anche Giappone e Germania, i due grandi sconfitti della Seconda Guerra Mondiale. Tokyo ha annunciato un nuovo budget militare quinquennale da 300 miliardi di euro, in crescita del 58%. Un balzo che porterà al raddoppio della percentuale di PIL in spese per la difesa. E anche in Germania, il budget militare nel prossimo quinquennio crescerà del 56%, raggiungendo i 405 miliardi e il 2% del PIL
Quanto alla Russia, quest’anno aumenterà le spese militari del 43%, Commentando i dati, l’Ispi dice che ci eravamo illusi quando pensavamo che dove passano le merci non passano gli eserciti. In realtà è accaduto il contrario. Naturalmente sono esplosi i profitti dell’industria militare. Secondo un rapporto di Mediobanca il giro d’affari dei 30 maggiori gruppi attivi nella difesa ha toccato l’anno scorso i 432 miliardi. Nella classifica dei ricavi guidata dalla statunitense Lockheed Martin (57 miliardi e mezzo) c’è posto anche per due italiane: all’ottavo posto c’è Leonardo e al 23esimo Fincantieri. La spesa mondiale per la difesa è di 5 miliardi e 800 milioni di dollari al giorno. La quota italiana è di 88 milioni al giorno.
Negli auguri di Pasqua che ha inviato ai lettori dell’Espresso, il Papa ha scritto che solo fermando la corsa agli armamenti potremo scongiurare l’auto-distruzione della nostra umanità. Ma quella di Francesco è una voce sempre più eccentrica.