di Paolo Pagliaro
Cosa unisce le isole Marshall, il Guatemala e il Vaticano è presto detto. sono tre dei dodici stati che riconoscono la sovranità di Taiwan. Gli altri nove sono isole del Pacifico, una piccola monarchia africana più Haiti, Paraguay e Guatemala. C’erano anche Nicaragua e Honduras, ma si aono sfilate per non compromettere le relazioni con la Cina. Che è la stessa ragione per cui Taiwan non è riconosciuta neppure dagli Stati Uniti, che pure la sostengono militarmente e con tutte le altri armi di cui dispongono.
Taiwan - definita dall’Economist “il posto più pericoloso della Terra” - è una delle tante occasioni di scontro tra Washington e Pechino ma è potenzialmentr la più dirompente, per le ragioni spiegate da Francesca Congiu e Barbara Onnis, che insegnano storia dell’Asia e firmano per Carocci un saggio intitolato “Fino all’ultimo Stato”.
Ieri a Taipei era attesa una delegazione di parlamentari italiani, cinque del partito di Giorgia Meloni e uno del Terzo Polo. Ma in quell’area si sono appena concluse le grandi esercitazioni militari cinesi e sono iniziate quelle degli americani. Si tratta di guerre simulate, ad alto rischio di incidenti. In nome della Realpolitik la Farnesina ha chiesto e ottenuto che la missione dei parlamentari italiani fosse rinviata a tempi migliori.
Sta invece per scadere il tempo a disposizione di Giorgia Meloni, che entro maggio deve decidere se rinnovare o meno il memorandum firmato con la Cina nel 2019 dal primo governo Conte. E’ il famoso progetto di nuova Via della Seta, un disegno di espansione commerciale poi di fatto bloccato dal Covid e ora tornato d’attualità. Pechino si attende un rinnovo automatico, Washington vuole che Meloni sconfessi Conte. Un dilemma anche per Salvini, che era vice di Conte e ora è vice di Meloni.
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