di Paolo Pagliaro
Il cammino del Pnrr è impervio. Dopo anni di sacrifici imposti ai Comuni, assoggettati a vincoli di bilancio sempre più stringenti, e al blocco delle assunzioni, ora si scopre i sindaci non hanno il personale necessario per la progettazione degli appalti. Si scopre anche – lo ha scoperto Openpolis – che molte imprese incaricate dei lavori non rispettano l’obbligo di riservare alle donne e ai giovani almeno il 30% delle assunzioni. E non sempre per cattiva volontà ma perché il mercato del lavoro è quello che è.
Nonostante queste e altre difficoltà, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza sembra avviato a restituirci un’Italia più efficiente di quella che conosciamo. Ieri il servizio studi della Camera ha messo a disposizione dei deputati un rapporto sullo stato di attuazione delle infrastrutture strategiche che contiene molte buone notizie. La prima è che si stanno macinando bandi e contratti per oltre 132 miliardi di euro, 97 dei quali per migliorare il sistema ferroviario. Il rapporto contiene l’elenco dei progetti e soprattutto dei cantieri già aperti. In un anno si è triplicato il valore delle opere in gara, si sono ridotti i tempi di affidamento sono raddoppiate le aggiudicazioni. Al Centro Nord il 36% dei costi previsti riguarda lavori in corso, nel Sud e nelle isole si va più a rilento ma negli ultimi mesi del 2022 c’è stata forte accelerazione.
Nonostante il prezzo dei materiali sia aumentato del 26% rispetto alle cifre concordate nei contatti, sono stati pochi i bandi annullati e le gare deserte o non aggiudicate. Hanno funzionato le diverse misure urgenti adottate in passato da Palazzo Chigi e dal parlamento, come il decreto Sostegni Bis o il decreto Aiuti. Anche questo spiega la sostanziale continuità, per quanto riguarda il Pnrr, tra il governo Meloni e quelli che lo hanno preceduto.