di Paolo Pagliaro

I Greci dicevano che quando qualcosa è necessaria e tuttavia impossibile, la situazione è tragica. Che è più o meno, scrive Domenico De Masi, la condizione in cui si trova da noi la sinistra, condannata all’ impotenza di fronte alla destra trionfante.
Sulle ragioni di questa storica sconfitta si interrogano i vinti, che sono pur sempre milioni di italiani, per molti aspetti una comunità. Qualche risposta possono trovarla in un libro lucido e appassionato scritto per Piemme da Salvatore Cannavò, vice direttore del Fatto Quotidiano ed editor della rivista Jacobin Italia. Il titolo – “Si fa presto a dire sinistra” – contiene già una traccia della possibile risposta. perché in realtà – e in attesa che i 5Stelle decidano da che parte stare - le sinistre su cui Cannavò indaga sono almeno tre. C’è quella che si dice riformista e il cui orientamento è sostanzialmente liberale. In molti casi agisce da “ala sinistra” della destra, come è accaduto con i governi tecnici o di larghe intese. Poi c’è una sinistra democratico-sociale, che considera il termine “socialdemocratico” troppo impegnativo. E c’è infine, una sinistra che deriva dalle tradizioni storiche del comunismo e del socialismo. Queste sinistre non possono fondersi, ma competono tra loro salvo coalizzarsi se vogliono vincere le elezioni, come è accaduto in tutte le epoche e in tutti i paesi.
Perché in Italia questo sia così difficile lo spiega un altro volume in libreria da domani. Si intitola “La sinistra nell'Italia Repubblicana. Dalla Resistenza al campo largo”, lo edita Carocci e lo hanno scritto due storici, Gianluca Scroccu e Anna Tonelli. E’ un libro pensato soprattutto per gli studenti, che non sanno quale sia stato il peso dei partiti nella formazione della nostra identità. Ogni capitolo parla anche delle pellicole e delle canzoni che hanno accompagnato la storia della sinistra, che è anche storia di un senso comune ora smarrito.