di Paolo Pagliaro
“C’è stato un tempo in cui a Milano gli anziani si recavano dal proprio medico di base senza appuntamento, aspettavano in studio il tempo necessario, ricevevano le cure del caso e tornavano a casa sentendosi rassicurati…. Un tempo in cui, benestanti o indigenti, i milanesi potevano contare su una figura di riferimento, sulle visite a domicilio e su un sistema sanitario invidiato all’estero”,
Così scrive un lettore, e il dibattito che ne segue infiamma le cronache locali del Corriere. Tra le repliche, c’è anche quella di 450 medici di famiglia che, dati alla mano, respingono le accuse di assenteismo e incuria.
Il fatto è che i medici di base sono pochi. In Lombardia ne mancano più di mille, ma il problema riguarda quasi tutte le regioni, come documenta un dossier pubblicato dalla Fondazione Gimbe.
E’ difficile dire quanti ne manchino esattamente, perché – nel Paese dei 21 diversi sistemi sanitari - ogni Regione ha le proprie regole. In alcune è previsto che un medico possa avere fino a 1500 assistiti, in altre fino a 1800 o addirittura fino a 2mila. In altre ancora si scende sotto i mille. Ci sono località in cui è impossibile trovare un medico nelle vicinanze, altre in cui il medico c’era ma dopo la pensione non è stato sostituito. Caso frequente, perché metà dei medici di base ha più di 60 anni. Il numero di borse di studio ministeriali destinate al Corso di Formazione in Medicina Generale, non sembra sufficiente a garantire il ricambio generazionale.
Si fa strada l’idea di norme- tampone che consentano di aumentare il numero di assistiti per ogni medico. Ma si sa che avere troppi pazienti è come non averne nessuno.