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direttore Paolo Pagliaro

VECCHIE TECNOLOGIE
E NUCLEARE? SUICIDIO

Il nucleare, se sviluppato con vecchie tecnologie, è un suicidio. È il monito lanciato da Francesco Starace (nella foto), presidente di SeforAll ed ex ceo di Enel, nel suo intervento durante la XVIII edizione del Festival dell’Economia di Trento dedicata al tema “Il futuro del futuro. Le sfide di un mondo nuovo”, un evento organizzato da Gruppo 24 ORE e Trentino Marketing. “Noi abbiamo concluso ora i lavori di un reattore da 400 megawatt in Slovacchia partito nel 2008 con costi elevatissimi. Le centrali del passato vanno mantenute bene ma farne di nuove con quella tecnologia è un suicidio - ha dichiarato Starace - Ma è finito il nucleare? No, ora ci sono buone tecnologie che non usano uranio e plutonio. C’è una ricerca di nucleare diverso non così costoso, pesante e con deriva militare, ma, e lo dicono gli esperti, non si arriverà prima del 2030-2040. È una tecnologia che diventerà commerciale nel 2040”. Secondo lui, la sfida del nucleare del futuro è quella di “tornare da essere economico”. L’ex Ad di Enel ha le idee chiare anche sul proprio futuro: “dopo Enel non farò l'amministratore delegato di nessuna altra società. A breve comunicherò cosa ho deciso di fare: mi sono state prospettate tante cose, tutte interessanti. A giugno annuncerò la mia decisione”. Starace si è soffermato anche sulla situazione dell’energia in Italia, spiegando che “c’è una crescita a due velocità che si è manifestata dall’inizio della crisi nel 2022. C’è una crescita molto forte dell’impianto distribuito, un’esplosione di circa tre volte rispetto al 2021 nel 2022 che è triplicata ancora nel 2023 rispetto all’anno precedente, quindi vuol dire che gli italiani, le famiglie, le imprese, hanno capito e stanno facendo loro quello che l'Italia dovrebbe fare. Ci sono più di un milione di impianti tra famiglie e imprese. Poi c'è un’accelerazione degli impianti più grandi, per cui però ci vogliono tempi di circa due anni, quindi dovremmo vedere i risultati a fine 2023 e durante tutto il 2024. Quindi l'inerzia è stata un po’ vinta, anche se c’è ancora molto da fare sulla parte autorizzativa. Le due velocità continueranno quindi ad essere diverse perché l’impianto più piccolo è più rapido nel suo iter autorizzativo e realizzativo”. “A livello macro l'Europa sta facendo abbastanza bene, nel 2022 sono stati posati 56.000 megawatt - ha evidenziato - L’Italia ha un problema. Parte bene perché ha idroelettrico, geotermia e solare, è un Paese molto dotato dal punto di vista naturale. Ma ci sono limiti per la grandezza del territorio che non è molto ampio”. (25 mag - gci)

 

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