Agenzia Giornalistica
direttore Paolo Pagliaro

NORDIO A GIUDICI: NO
NEL MERITO LEGGI

Sulle riforme “spero che nella magistratura non troveremo resistenze, come nel passato, forse per iniziative imprudenti o eccessive. Ma va chiarita una cosa: le leggi le fa il Parlamento”. È il monito di Carlo Nordio, ministro della Giustizia, nel suo intervento alla XVIII edizione del Festival dell’Economia di Trento, dedicato al tema “Il futuro del futuro. Le sfide di un mondo nuovo” e organizzato da Gruppo 24 ORE e Trentino Marketing. Secondo Nordio, infatti, i magistrati dovrebbero astenersi da “interpretazioni creative della legge” e astenersi da “entrare nel merito delle leggi, come i politici non dovrebbero entrare nel merito delle sentenze”. Altro tema toccato nel suo intervento è quello delle intercettazioni, sulle quali le idee sono chiare: “non bisogna prendersela col cronista o il giornalista se pubblica una notizia, a meno che non comprometta le indagini. Il problema è quando le notizie vengono divulgate. Posso solo dire che a breve saranno presentati progetti per cambiare la disciplina intercettazioni in termini minimi. A termini medi la riforma sarà invece radicale”. “Per quanto riguarda le indagini è ovvio che sono utili su certi tipi di reati - ha affermato Nordio - non si dica che facciamo un regalo a mafiosi o terroristi”. Per quanto riguarda l’abuso d’ufficio, l’impressione del ministro è che “il desiderio dei sindaci d’Italia sia omogeneo e trasversale in questo, anche se non lo possono dire”. “Italia Viva ed Azione sono favorevoli a riforme in senso garantista - ha detto - Non siamo solo noi i garantisti che vogliono le riforme”.

Il ministro si è soffermato anche sul tema della complessità legislativa, soprattutto in relazione agli investimenti delle imprese. “In questi mesi ho avuto colloqui a Roma e nelle altre capitali per gli incontri bilaterali, anche con i rappresentanti delle industrie e della finanza italiana. La risposta ricorrente era la seguente: ‘abbiamo difficoltà a investire in Italia perché la giustizia è lenta’ - ha dichiarato - Ciò deriva da complessità, numero e contraddittorietà delle leggi che abbiamo”. E ha continuato: “ma l’aspetto qualitativo è anche peggiore. Abbiamo un Codice penale che è un regio decreto, questo nessuno lo dice ma se un cittadino venisse condannato per apologia di fascismo, lo sarebbe secondo un Codice firmato da Mussolini”. “Il Codice penale gode di buona salute, mentre il Codice di procedura penale, che è più recente, è stato demolito e non funziona più - ha proseguito - Bisogna eliminare il vano, ma alcune di queste riforme richiedono una riforma costituzionale”. Parallelamente alla semplificazione normativa, ha spiegato, “anche per i concorsi in magistratura stiamo cercando di renderli più veloci con l’introduzione delle prove telematiche”. “Sappiamo che la tecnologia ci può aiutare, ma non è tutto. Occorre semplificare le procedure. C’è ancora molta pigrizia mentale nel semplificare”, mentre sul Pnrr ha assicurato che “abbiamo iniziato subito il lavoro e abbiamo rispettato quasi tutti i tempi prefissi”. (26 MAG - gci)

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