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direttore Paolo Pagliaro

TROPPI ITALIANI ALL’ESTERO
''LA FUGA DEI CERVELLI
SIA SCELTA E NON OBBLIGO''

Sceglie il 2 giugno, il Capo dello Stato, per accendere di nuovo i riflettori su una questione a lungo dibattuta, ma ancora irrisolta: la "fuga dei cervelli", l'addio all'Italia di migliaia di giovani, spesso laureati, che trovano occasioni di lavoro e di vita migliori all'estero. Un addio che dovrebbe essere frutto di una “libera scelta”, dice il presidente Mattarella, “e non una costrizione imposta dalla mancanza di opportunità”. Il presidente affronta l'argomento nel videomessaggio di circa 5 minuti rivolto ai connazionali all'estero per il 2 giugno su Rai Italia, il canale internazionale della Tv di Stato. Una volontà, quella di parlare agli italiani oltreconfine, che è frutto di una precisa scelta comunicativa del Colle: far sì che la Festa della Repubblica sia davvero la festa di "tutti" gli italiani. E così, il presidente si rivolge a chi ha lasciato il Paese: "Care italiane, cari italiani all'estero: la Repubblica siete anche voi", recita il messaggio di Mattarella. "Il bagaglio di esperienze, umane e professionali, maturato in altre realtà, in altri Paesi, valorizza i talenti che vanno all'estero. Talenti, preziosi e apprezzati", sottolinea il Presidente, consapevole "di come l'incontro, il confronto, il dialogo tra culture, la circolazione di idee e di concezioni diverse, sia lievito per l'avanzamento in tutti i campi". Per questo, suggerisce Mattarella, "si tratta di passare dalla fuga dei cervelli, alla circolazione dei talenti, alimentando un circuito, virtuoso, di capacità e di competenze". Di nuovo: non una fuga all'estero dettata dalla necessità, ma un arricchimento. Che deve prevedere in concreto, è in sostanza l'appello del Capo dello Stato, anche la possibilità di rientrare nel proprio Paese d'origine.
Per questo, scandisce il presidente, "è responsabilità della Repubblica far sì che" quando si decide di lasciare l'Italia per studio o per lavoro "si tratti di una libera scelta". Mattarella ricorda poi la storia secolare dell'emigrazione italiana, che "con i drammi e i sacrifici che l'accompagnarono, fu di apporto anche allo sviluppo della madrepatria: favorendo il potenziamento dei commerci e dei collegamenti; accrescendo investimenti, e redditi, con le rimesse degli emigrati; ampliando la visione del mondo; e costituendo un bagagli, impareggiabile di esperienze, e formazione per coloro che scelsero di rientrare". Una storia, insomma, "di privazioni e tribolazioni", ma comunque, conclude l'inquilino del Colle, "di riscatto e di successo".

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