Le vaccinazioni rappresentano uno strumento efficace per proteggersi dalle malattie epidemiche, uno “scudo” particolarmente importante nei primi anni di vita.
Non a caso, a partire dal 2017, il calendario vaccinale italiano raccomanda 14 vaccinazioni per l’infanzia: dieci di queste – tra cui il vaccino combinato esavalente, il quale viene somministrato in tre dosi dal terzo mese di vita e protegge da difterite-tetano-pertosse-poliomielite-epatiteB-haemophilus influentiae, e il trivalente, il quale è previsto tra il 13esimo e il 15esimo mese di vita e difende da morbillo-parotite-rosolia e varicella – sono state rese obbligatorie. L’ingresso a scuola quindi, già a partire dal nido, è subordinato al rispetto delle norme e alla presentazione del certificato vaccinale alla segreteria scolastica. Le vaccinazioni, soprattutto quando riguardano un bambino piccolo, sono spesso fonte di timore per i genitori: il numero di vaccini previsti e l’età in cui questi cominciano a essere somministrati rientrano tra i dubbi più frequenti. Nel primo caso, il nostro sistema immunitario è “progettato” per poterci difendere da una moltitudine di agenti patogeni, batteri e virus, che possono danneggiare il nostro organismo. Già durante la gravidanza, il sistema immunitario del neonato è stimolato dai linfociti B e T, cellule fondamentali per la risposta immunitaria, presenti a partire alla 14esima settimana di gestazione e già in grado di rispondere a molti antigeni. Alcuni ricercatori degli Stati Uniti stimano che il sistema immunitario potrebbe “sopportare” fino a 10.000 vaccini somministrati contemporaneamente. Ciò significa, secondo i ricercatori, che i dieci vaccini oggi obbligatori, anche eseguiti nella stessa seduta, andrebbero a impegnare solo un millesimo della capacità totale del sistema immunitario. Per quanto riguarda l’età, alcuni ritengono che il sistema immunitario di un bambino di tre mesi sia fragile. Le ragioni per cui il programma di vaccinazione inizia dal 60esimo giorno di vita sono diverse: la prima è che a tre mesi il sistema immunitario del bambino è già in grado di rispondere ai vaccini, con la conseguenza che attendere di più non aumenta la sicurezza della vaccinazione. Inoltre, dopo i tre mesi, l’eventuale protezione garantita dagli anticorpi della mamma scompare e ogni ritardo nell’inizio delle vaccinazioni prolunga il periodo in cui il bambino è suscettibile alle infezioni prevenibili con il vaccino: molte malattie, come per esempio la pertosse, sono più gravi e comportano rischi maggiori quando si verificano nei primi mesi di vita.
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