di Paolo Pagliaro
Per i ragazzi tra i 14 e i 17 anni le cose importanti della vita sono la famiglia, l’amicizia, le passioni personali, l’amore. All’ultimo posto, non inquadrato, l’impegno politico. Questo racconta la prima indagine demoscopica rivolta direttamente agli adolescenti, promossa dall’impresa sociale Con i Bambini presieduta da Marco Rossi Doria. L’ha realizzata l’Istituto Demopolis, che ha intervistato in parallelo un campione di ragazzi e uno rappresentativo della popolazione maggiorenne.
Quando hanno un problema, ragazze e ragazzi difficilmente ne parlano con i genitori: la fa solo il 43%. Agli adulti, gli adolescenti rimproverano per lo più il loro non mettersi in discussione, i continui paragoni con i tempi passati, l’eccessiva importanza attribuita ai voti scolastici. Ma anche la distrazione. Su un dato, le due generazioni di fatto concordano: “gli adulti non capiscono i ragazzi”. Ne è convinto il 54% degli adolescenti e il 45% dei genitori.
La differenza diventa invece abissale quando si parla di futuro. L’ottimismo degli adolescenti vacilla ma resiste, mentre tra gli adulti il pessimismo dilaga. Anche perché un terzo dei genitori intervistati da Demopolis dichiara di aver notato la tendenza dei figli ad evitare con varie scuse la scuola, le uscite o altre occasioni di socialità, con un forte incremento dell’ansia e della depressione. Malessere che si è accentuato nel triennio della pandemia, quando è stato terremotato l’universo delle relazioni, che per gli adolescenti sono la cosa più importante. Ora servirà uno sforzo per contenere il danno, e restituire ai ragazzi qualche buona ragione in più per restare ottimisti.
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