di Paolo Pagliaro
Flavia Franzoni, la moglie di Romano Prodi morta ieri mattina mentre camminava accanto al marito. aveva insegnato all’Università di Bologna - e poi messo in pratica - metodi e tecniche del servizio sociale. Era un’innovatrice. Sosteneva ad esempio che, certo, si può assistere a domicilio una persona con problemi di salute mentale, offrendole assistenza sanitaria e farmacologica. Ma oltre alle medicine serve una panchina sotto casa per fermarsi a chiacchierare con qualcuno, servono vicini disponibili a dare una mano nelle piccole cose di tutti i giorni, una polisportiva accogliente, i volontari della parrocchia che organizzano una gita o danno un po’ di respiro alla famiglia nei periodi più duri, commercianti che capiscono il problema se la persona entra nel negozio ed è un po’ in crisi. Serve insomma una comunità consapevole e competente.
Quando accettarono la proposta di scrivere un libro a doppia firma, Flavia e Romano decisero che il titolo sarebbe stato “Insieme”. Lei spiegò che erano una famiglia grande e che il confronto con tante esperienze diverse era stato l’elemento caratterizzante della formazione loro e dei loro figli. E aggiunse che “insieme” era anche la parola più usata dal marito in economia, quando affermava che per riacchiappare lo sviluppo serviva il lavoro comune e la concertazione continua di imprese, istituzioni pubbliche, forze sociali, università.
Anche in politica Prodi lavorava perché si mettessero insieme le diverse famiglie del riformismo italiano.
Le cose poi, come sappiamo, sono andate diversamente.
Sabotato dal suo stesso partito, nel 2013 Romano Prodi fallì l’elezione al Quirinale e gli italiani persero l'occasione di conoscere meglio quella donna schiva, colta e solare che ieri se n’è andata anzitempo.