di Paolo Pagliaro
Quando il saggio indica la luna, lo sciocco guarda il dito. E quando, come è accaduto oggi, il Parlamento europeo approva la nuova legge sul ripristino della natura - un provvedimento di straordinaria importanza, un regalo fatto ai nostri figli e nipoti - ecco, dunque, fiumi d’inchiostro non sulla legge ma sul fallimento politico di chi voleva affossarla, cioè il partito popolare europeo e le formazioni di destra. Questione sicuramente rilevante in vista delle elezioni europee, ma di nessun peso per il futuro dell’umanità.
La legge sul ripristino della natura stabilisce obiettivi vincolanti in sette campi d’azione, come terreni agricoli, torbiere, impollinatori e fondali marini, con l’obiettivo di invertire il danno ambientale causato dall’attività umana incontrollata e dai cambiamenti climatici.
La disposizione centrale prevede che i vari stati membri mettano in campo, obbligatoriamente, tutte le misure necessarie per ripristinare almeno il 20% di tutte le aree terrestri e marine andate perdute. Un primo passo per riuscire a ripristinarne il 100% entro il 2050. In particolare, la Nature Restoration Law fa un esplicito riferimento agli ecosistemi fluviali, forestali, urbani e agricoli: mira cioè a ridurre le barriere che limitano la connettività dei fiumi, ad aumentare gli stock di carbonio con una più oculata gestione forestale, a rendere più sostenibile la pesca, a diminuire l’uso di pesticidi negli ambienti agricoli. Si punta a aumentare il verde urbano e a diversificare le aree coltivate, in modo da favorire tra gli altri farfalle, insetti impollinatori e uccelli (importanti bioindicatori della qualità ambientale) nonché la mineralizzazione di suoli ormai resi poco produttivi dall’uso indiscriminato di fertilizzanti e monocolture intensive. Il Parlamento Europeo ha approvato con 336 voti favorevoli, 300 contrari e 13 astenuti. Evviva.