di Paolo Pagliaro
Nel 2019, quando Luigi Di Maio era all’apice della sua carriera politica – vicepresidente del Consiglio, poi ministro degli Esteri – Domenico De Masi andò a Otto e Mezzo e gli consigliò affettuosamente un sabbatico di qualche anno, da spendere per completare gli studi, se possibile lontano dall’Italia. In quell’occasione il decano dei sociologi, che era l’intellettuale piu vicino ai 5Stelle e il più impegnato a contrastarne la pulsione antipolitica, tornò a spiegare un concetto che gli era particolarmente caro: “dire di non essere né di destra né di sinistra, significa essere di destra”. E di nuovo non c’erano dubbi sui destinatari di quell’avvertenza, che peraltro fotografava perfettamente la piega che stavano prendendo le vicende politiche.
Domenico De Masi è scomparso sabato e oggi esce l’ultimo libro a cui aveva lavorato. Si intitola, per l’appunto, “Destra e sinistra”, e lo pubblica Paper First, la casa editrice del Fatto, il giornale con cui il sociologo collaborava. A una dozzina di prestigiosi intellettuali, De Masi chiede di esplorare confini e contenuti di destra e sinistra partendo dai loro concetti più cari: da una parte Dio Patria Famiglia dall’altra Libertà, Uguaglianza, Felicità. Lui, l’arbitro del match, non è certamente super partes. Ma la sua è una sinistra moderna e antidogmatica. Rifiuta il comunismo capace di distribuire la ricchezza ma non di produrla e il capitalismo capace di produrre la ricchezza ma non di distribuirla. E potendo scegliersi un antenato cita Aristotele il quale sosteneva che la guerra è in vista della pace; il lavoro è in vista del riposo; le cose utili sono in vista delle cose belle. Questo pensava anche De Masi, che purtroppo ha smesso di sorprenderci.