di Paolo Pagliaro
Ha detto il ministro dell’ambiente che da 15 anni l’Italia attendeva una ricognizione scientifica e sistemica sulle grandi sfide della transizione ecologica, La lacuna à stata colmata oggi da un rapporto prodotto dall’Università Sapienza di Roma su tre temi cruciali: la siccità, le auto elettriche, le case green. Un’ analisi meticolosa affridata all’Osservatorio delle Imprese e firmata da un gruppo di studiosi coordinati dal professor Riccardo Gallo. Un buon esempio di ricerca accademica messa a disposizione delle politiche pubbliche. Il dossier non promette soluzioni facili, al contrario: dimostra che quelle per risparmiare energia e tutelare l’ambiente sono perlopiù non convenienti secondo i canoni socioeconomici tradizionali. Per di più sono di attuazione improba con esiti incerti. E tuttavia la drammaticità dell’andamento tendenziale e le direttive degli organismi sovranazionali obbligano a provvedere. Particolarmente inquietante è il capitolo dedicato alla siccità, perché lo scenario comprende una pericolosa conflittualità per il controllo e l’uso dell’acqua, e questo anche all’interno delle nostre società.
Qui però – a differenza che nell’industria dell’auto- le tecnologie e le infrastrutture per ridurre il danno già esistono: aumento degli invasi, vasche di raccolta della pioggia, depurazione delle acque reflue, revisione delle reti per ridurre le perdite, impianti di desalinizzazione come quelli esistenti in Israele e Medio Oriente, soluzioni in grado di aumentare la produzione utilizzando meno acqua, come l’irrigazione di precisione o la preferenza per coltivazioni più resistenti. Sono infrastrutture e tecnologie note e se in Italia non ci sono – dice il professor Gallo – è solo colpa nostra.
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