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Decreti immigrazione: tutto
già visto e sentito cinque anni fa

Decreti immigrazione: tutto  <br> già visto e sentito cinque anni fa

Piero Innocenti

Torno ancora sul tema dell’immigrazione irregolare ben consapevole del rischio di essere considerato monotono e ripetitivo ma dopo le ultime notizie di due decreti governativi in fase di elaborazione con i quali si cerca di fronteggiare il fenomeno aumentando, tra l’altro, i tempi di “detenzione” (amministrativa) nei Cpr ( sino ad un massimo di 18 mesi), credo sia importante sottolineare alcuni punti. Intanto vorrei ricordare che sin dall’aprile scorso il Governo ha deliberato lo stato di emergenza su tutto il territorio nazionale per la durata di sei mesi ”..per dare risposte più efficaci e tempestive alla gestione dei flussi migratori..” ( Giorgia Meloni), in attesa,da oltre venti anni, di una strategia europea fatta solo di chiacchiere.

Si parla di nuovo, dunque, di ampliamento del numero dei Cpr (Centri di permanenza per i rimpatri, uno in ogni regione), di capienza limitata ( cento posti per ogni struttura), in modo da assicurare la distribuzione su tutto il territorio nazionale, privilegiando siti e aree esterne ai centri urbani (“..in località a bassissima densità abitativa, facilmente perimetrabili e sorvegliabili..” così la Presidente del Consiglio) dimenticando che tutto ciò era già previsto dal decreto legge 113/2018 (convertito, con modificazioni, con la legge 132/2018) che è rimasto lettera morta per le forti opposizioni alla costruzione di tali Centri da parte di politici, amministratori locali e cittadini.
Si continua a sostenere che un maggior numero di Cpr sia fondamentale per incrementare il numero dei rimpatri mentre, in realtà, se si vanno a guardare i dati degli ultimi sette anni degli stranieri rimpatriati dopo essere transitati nei Cpr, si rileva, mediamente, una percentuale intorno al 50% in quanto molti stranieri, sprovvisti di un documento di identità, non sono stati identificati. Un risultato che non è attribuibile al sovraffollamento dei Cpr ma, appunto, alle difficoltà di identificazione dovute alle autorità consolari dei paesi di provenienza.
Su quelle autorità, allora, si dovrebbe intervenire per una sollecita collaborazione, oltre che stipulare accordi con alcuni paesi di provenienza che spesso non vogliono sentir parlare di riammissione di loro connazionali ritenuti “problematici” per l’ordine pubblico. Sono, così, decisamente insoddisfacenti le “buone prassi” stipulate a suo tempo dall’UE con la Costa d’Avorio, paese dal quale, quest’anno alla data del 20 settembre, sono arrivati in Italia, via mare, ben 14.282 cittadini sul totale di poco più di 130mila soccorsi/sbarcati. Problematici anche i rimpatri con il Pakistan (6.321 i pakistani approdati da noi quest’anno) e spesso disattesi alcuni accordi per i rimpatri (anche con la stessa Tunisia, in grave crisi economico-sociale, ci sono ritardi anche se erano previsti due voli charter la settimana per un massimo di 40 tunisini su ciascun volo). Un fallimento e non poteva essere diversamente, la disposizione di legge introdotta sempre con il decreto legge sopra indicato che prevedeva la possibilità della permanenza degli stranieri da rimpatriare anche in strutture diverse dai Cpr nella disponibilità dell’Autorità di pubblica sicurezza. Nel luglio del 2022, una circolare del Dipartimento della Pubblica Sicurezza indirizzata a tutti i Questori, indicava come utilizzabili per tali attività, sempre su disposizione del Giudice di Pace, le camere di sicurezza ordinariamente in uso presso le Questure, elencando diverse condizioni e tenendo sempre in conto la temporaneità della misura ( si tratta pur sempre di “detenzione” anche se amministrativa).
La norma non ha avuto particolare applicazione anche perché si sarebbero messe in crisi quelle Questure medio-piccole che possono comandare giornalmente un numero ridotto di Volanti che si sarebbe dovuto sospendere per assicurare la necessaria vigilanza agli stranieri trattenuti nelle camere di sicurezza. Non vedo, alla fine, concrete possibilità di arginare il fenomeno migratorio in un mondo che è in perenne movimento a causa delle tante guerre, delle povertà, delle persecuzioni, dei drammatici cambiamenti climatici. E tutto questo potrà causare anche seri problemi per l’ordine pubblico se non si avrà una grande sensibilità, umanità e intelligenza nell’affrontare questo fenomeno.

(© 9Colonne - citare la fonte)