di Paolo Pagliaro
Domenica saranno trascorsi 19 mesi dall’aggressione russa all’Ucraina e la guerra è diventata ormai un arredo secondario dei palinsesti informativi. Col tempo, allo sbalordimento, allo sdegno e al dolore è subentrata l’assuefazione. Firmata dal professor Massimo Livi Bacci, un’ inchiesta di Nedoemos sugli elevatissimi costi umani del conflitto ci riporta questa mattina alla realtà. Sul numero dei suoi morti il Cremlino è silente, ma i numeri parlano. Dalle analisi dei necrologi, dei dati di mortalità raccolti dal Servizio Statistico Federale e dal Registro delle Successioni, risulta che i russi caduti combattendo in Ucraina fino al 27 maggio scorso, potrebbero essere stati 55mila. Aggiungendo il numero degli uomini feriti in modo grave, il numero totale delle perdite della Russia sale ad almeno 125mila. Anche sulle perdite ucraine non ci sono ovviamente notizie ufficiali. Le 70 mila vittime di cui hanno parlato recentemente funzionari americani interpellati dal New York Times sono cifre che rientrano nella logica della disinformazione in tempi di guerra, anche se sembrano realistiche.
I costi umani della guerra sono invisibili esattamente come molte delle armi che vengono utilizzate. In un libro con documenti inediti e fonti esclusive – “Operazione satellite”, in uscita per le Edizioni Paesi - il giornalista Frediano Finucci spiega che se l’esercito di Mosca non ha ottenuto la vittoria che si attendeva ciò è dipeso oltre che dalla determinazione degli ucraini, dal fatto che gli Stati Uniti hanno messo a disposizione di Kiev i loro satelliti militari e civili, a cominciare da quelli del miliardario Elon Musk, che si sono dimostrati decisivi sul campo. Hanno consentito di sabotare le comunicazioni nemiche e di orientare le artiglierie. Salvando molti fanti e sterminandone altrettanti.