Agenzia Giornalistica
direttore Paolo Pagliaro

NAPOLITANO, DOMANI
LA CAMERA ARDENTE

Sarà allestita domani a Palazzo Madama, sede del Senato, la camera ardente per l’estremo omaggio al Presidente Emerito della Repubblica, Senatore Giorgio Napolitano, che si è spento ieri, alle 19.45, presso la clinica Salvator Mundi al Gianicolo in Roma. La camera ardente sarà aperta dalle 11 alle 19 (dalle 10 per autorità e parlamentari). Il giorno dopo, lunedì 25, sarà nuovamente possibile rendere l'ultimo saluto al presidente emerito dalle 10 alle 16. Il sottosegretario di Stato Alfredo Mantovano ha disposto che si celebrino le esequie di Stato. La decisione consente di evitare la convocazione di un consiglio dei ministri straordinario. Il testo del comunicato dispone anche il lutto nazionale. Le esequie di Stato civili si terranno martedì 26 settembre, alle ore 11:30, nell’Aula della Camera dei Deputati – Palazzo Montecitorio, e saranno trasmesse in diretta televisiva su Rai 1 e su maxi-schermi appositamente predisposti in Piazza del Parlamento.

UNA VITA PER L'ITALIA. Figura di spicco nella politica italiana del XX e XXI secolo, Giorgio Napolitano è nato il 29 giugno 1925 a Napoli, dimostrando fin da giovane interesse per il diritto e politica. Dopo aver conseguito la laurea in giurisprudenza all'Università di Napoli con lode nel 1947, ha intrapreso la carriera accademica, insegnando Scienza delle finanze all'Università di Pisa. Questa solida formazione legale sarebbe stata la base su cui avrebbe costruito la sua futura carriera politica.  Napolitano si è avvicinato alla politica nel 1945, quando ha aderito al Partito Comunista Italiano. Nel corso degli anni, ha svolto vari ruoli di rilievo all'interno del PCI, diventando segretario regionale per la Campania. Tuttavia, il suo impegno politico non si è limitato al PCI e ha continuato a evolversi con il cambiamento del panorama politico italiano, ma anche e soprattutto internazionale.  Nel 1956, per esempio, fu in testa al partito nell’appoggiare la decisione di Mosca di stroncare con i carri armati la rivoluzione in corso in Ungheria. In seguito, però, intraprenderà un percorso che lo allontanerà sempre di più dall’ortodossia stalinista, portandolo all’ala destra del partito e alla ricerca di un dialogo serrato con i socialisti, differenziandosi in questo dalla linea di Enrico Berlinguer: nel 1968, per esempio, la sua posizione per l’intervento sovietico per reprimere la Primavera di Praga fu invece di dissenso. Di più: Napolitano iniziò a guardare con interesse anche all’America, tanto che fu il primo comunista italiano a ricevere il visto per gli States, grazie soprattutto alla benevolenza di Henry Kissinger. Nel 1991, con la fine del PCI, è stato tra i fondatori del Partito Democratico della Sinistra, che in seguito si è trasformato nel Partito Democratico. Questo adattamento alla nuova realtà politica italiana ha dimostrato la sua flessibilità e la sua capacità di navigare con successo attraverso i cambiamenti politici del suo paese. L’anno successivo diventa presidente della Camera, guidandola nei turbolenti anni di Tangentopoli, che mandano tra le altre cose in frantumi il tentativo di avvicinamento con il Psi di Bettino Craxi. Nel 1996, ha assunto l'incarico di ministro dell'Interno nel governo di Romano Prodi e nel 1998 ha firmato insieme a Livia Turco la prima vera legge che regola l’immigrazione in Italia, antesignana della Bossi-Fini . Ha poi ricoperto nuovamente il ruolo di ministro degli Interni nel governo di Massimo D'Alema dal 1998 al 2000.

Il 15 maggio 2006 si è concretizzato il momento più alto della sua carriera con l’elezione a Presidente della Repubblica. Un mandato nel corso del quale sarà costretto ad assegnare per ben tre volte l’incarico di presidente del Consiglio, Romano Prodi nel 2006, a Silvio Berlusconi nel 2008, quindi a Mario Monti nel 2011: del triennio con Berlusconi si ricordano le ruggini, culminate con le dichiarazioni di incostituzionalità del lodo Alfano e del legittimo impedimento, varata dal governo Berlusconi e firmate dal Colle. Un mandato al quale, per la prima volta nella storia del Paese, è seguita una riconferma. Napolitano è stato infatti il primo Capo dello Stato ad essere stato eletto per un secondo mandato. Un gesto, il suo, dettato dalla forte responsabilità istituzionale: aveva infatti spiegato di essere stato profondamente convinto di lasciare il ruolo e quasi costretto ad accettare nuovamente l’incarico. Al termine del secondo mandato, il 31 gennaio 2015, Napolitano ha continuato a essere una figura di riferimento nella politica italiana. Ha offerto consulenza e supporto alla classe politica più giovane, condividendo la sua vasta esperienza e la sua saggezza politica. La sua voce è rimasta influente nel dibattito pubblico, la sua carriera politica eclettica e la sua lunga presidenza sono un testamento alla sua straordinaria capacità di adattamento e alla sua determinazione nel servire il Paese.

ISTITUZIONI IN LUTTO. “Nella vita di Giorgio Napolitano si specchia larga parte della storia della seconda metà del Novecento, con i suoi drammi, la sua complessità, i suoi traguardi, le sue speranze”, la “sua morte mi addolora profondamente e, mentre esprimo alla sua memoria i sentimenti più intensi di gratitudine della Repubblica, rivolgo ai familiari il cordoglio dell’intera nazione”. In una nota il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ricorda la figura del presidente emerito Giorgio Napolitano, spentosi ieri sera presso la clinica Salvator Mundi al Gianicolo in Roma. “L’Italia perde uno straordinario testimone della nostra storia repubblicana” sottolinea invece il presidente del Senato, Ignazio La Russa, il quale ricorda: “Quando ero ministro della Difesa aveva stabilito con me, da capo supremo delle Forze Armate, un forte rapporto di collaborazione e io mai ho celato le mie simpatie personali nei suoi confronti, nonostante avessimo posizioni politiche ben distanti. Al presidente Napolitano, ho sempre riconosciuto la sua puntigliosa attenzione nei confronti delle nostre Forze armate, del loro onore, delle loro qualità, della loro necessità di essere considerate uno dei momenti fondamentali della comunità nazionale. Ricordo, inoltre, che la sua parola fu decisiva affinché la celebrazione per i centocinquanta anni dell’Unità d’Italia avvenisse con l’importanza che meritava”. "Con Giorgio Napolitano scompare un autentico servitore dello Stato. Già presidente della Camera dei deputati e poi presidente della Repubblica per due mandati, il Presidente Emerito Napolitano è stato un protagonista della scena politica e istituzionale” è invece l’omaggio del presidente della Camera, Lorenzo Fontana. In una nota il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, “esprime cordoglio, a nome del Governo italiano, per la scomparsa del Presidente emerito della Repubblica, sen. Giorgio Napolitano. Alla famiglia un pensiero e le più sentite condoglianze”. “Perdiamo un protagonista della storia del nostro Paese, che dal Colle l’ha guidato a lungo in momenti difficili – sottolinea la segretaria del Pd, Elly Schlein - La sua visione e la sua fervida convinzione europeista hanno contribuito a segnare la vocazione all’apertura e alla cooperazione dell’Italia, indicando una via di integrazione che va ancora proseguita. Tutta la comunità democratica si stringe affettuosamente alla sua famiglia e ai suoi cari in questo momento di doloroso cordoglio”.  “La notizia della morte di Giorgio Napolitano mi addolora profondamente – afferma l’ex presidente del Consiglio Romano Prodi - Con la sua scomparsa il Paese perde un testimone prezioso della nostra storia. Ha saputo sempre rappresentare la nazione con autorevolezza come dirigente di partito, deputato e senatore prima e poi come presidente della Camera, parlamentare europeo, ministro dell'Interno e per due volte Presidente della Repubblica. Il suo attaccamento alle istituzioni e la fedeltà al dettato costituzionale sono state una costante della sua vita pubblica condotta con rigore e saggezza. E’ stato un preziosissimo collaboratore come Ministro degli Interni durante il mio primo governo e l’autorevole punto di riferimento, come Presidente della Repubblica, nel secondo. Voglio ricordare – conclude Prodi – la sua determinazione nei confronti della necessità di mantenere un costante dialogo con l’Occidente, la sua salda ispirazione europeista, così come la sua apertura al riformismo”.

(23 set - roc / deg)

 

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