di Paolo Pagliaro
Per i programmi spaziali l’Italia ha già messo sul piatto oltre 7 miliardi, confermandosi come il terzo investitore europeo in uno dei settori più promettenti dell’economia. Il nostro Paese eccelle in alcuni ambiti, come l’ osservazione radar e le tecniche di elaborazione dei dati; le infrastrutture; i centri di controllo; la gestione operativa dei grandi sistemi. Di tutto questo ci parla il Primo rapporto sull’economia dello spazio che Fondazione Leonardo, Sda Bocconi e Università Sapienza presentano domani a Montecitorio, accompagnandolo con la proposta di una legge-quadro.
Il Rapporto contiene dati inediti, ci parla delle 415 imprese specializzate e del loro indotto, spiega come competono nel mondo Thales Alenia, Telespazio, Avio, Leonardo ma non trascura il ruolo di microaziende, università e centri di ricerca.
In un libro – “Le Serenissime” - dedicato al Nord Est e che la Luiss ha pubblicato in questi giorni, Paola Pilati ci racconta come proprio la space economy sia uno dei settori più vivaci e promettenti del tessuto industriale veneto, che sta cambiando pelle. Fa l’esempio di un’azienda che si chiama Officina Stellare, che ha pochi competitori al mondo nel segmento che è la sua specialità, quello dei telescopi in grado di andare in orbita, cioè pensati e costruiti per essere montati su un satellite ed essere lo strumento principale per realizzarne la missione. In Veneto sono 63 le imprese che si occupano di spazio. Dovranno nascerne altre per raggiungere gli standard di Piemonte, Lombardia e Puglia, che guidano la classifica nazionale di questa particolare industria, che guarda allo Spazio con lo stesso spirito con cui gli antichi esploratori solcavano i mari.