di Paolo Pagliaro
Risolta a favore della scienza la contesa con i no vax, se ne prospetta una dall’esito più incerto con i no green. Molti ragazzi si mobilitano per il clima, ma gli umori delle opinioni pubbliche sembrano andare in tutt’altra direzione.
Nella città-Stato di Brema un nuovo partito spuntato dal nulla, i Bürger in Wut (i cittadini infuriati), ha conquistato il 10% dei voti opponendosi alle politiche ambientali. Nella stessa consultazione, i Verdi hanno registrato il peggior risultato negli ultimi 25 anni. A Helsinki è andato al governo il partito che si autodefinisce dei “veri finlandesi” e che giudicando catastrofico l’accordo sul clima di Parigi sostiene l’industria della torba anche se produce grandi quantità di gas serra. In Svezia, il governo conservatore ha abolito il ministero dell’Ambiente. E persino la Germania ha fatto un passo indietro, rinunciando a imporre un nuovo standard di efficienza energetica per gli edifici. Scrive Alberto Clo, già ministro dell’industria e ora direttore della rivista Energia, fondata con Prodi, che la “bulimia normativa” di costose politiche climatiche sta alimentando il vento di destra, come sarà evidente in giugno quando si voterà per l’europarlamento.
Anche in Italia la destra sembra padrona del campo, e si fa portavoce dei timori spesso legittimi di categorie e interessi minacciati dal Piano verde europeo. L’ultimo esempio, la scorsa settimana, è stata l’assemblea bolognese dei produttori di stoviglie e imballaggi, contrari al regolamento comunitario che mette nel mirino la plastica. Molto applauditi i tre europarlamentari presenti: Paolo Borchia della Lega, Carlo Fidanza di Fratelli d’Italia e Salvatore De Meo di Forza Italia. Se le politiche ecologiche europee non presteranno maggior attenzione alle ricadute sociali, il vento di destra soffierà sempre più forte.