di Paolo Pagliaro
La scia di sangue che i miliziani di Hamas si sono lasciati alle spalle, innescando rappresaglie altrettanto cruente, è figlia anche della alla scia di parole che da quasi 50 anni promettono una soluzione condivisa del conflitto tra arabi e israeliani, e che si rivelano poi mendaci. Sono del 1978 gli accordi di Camp David tra l’israeliano Begin e l’egiziano Sadat. In seguito sia Sadat sia Begin ottennero il premio Nobel per la pace, ma la Palestina non ottenne la propria indipendenza.
La Conferenza di Madrid del 1991 portò agli accordi di Oslo del ’93 con la storica stretta di mano fra Arafat e Rabin. Ma le attività di occupazione israeliana non terminarono e Rabin fu assassinato da un colono ebreo di estrema destra che lo considerava un traditore.
Un nuovo accordo ad Oslo nel ’95 fu seguito dal coisddetto protocollo di Hebron firmato nel 97 da Arafat e Netanyahu e mai ratificato da nessuna delle due parti. Le promesse reciproche si rinnovarono nel Maryland l’anno successive, benedette da Bill Clinton, e -alla vigilia del nuovo millennio . a Sharm el Sheikk . Promesse anche in questo caso mai mantenute. Intervallati dalla prima seconda e terza intifada, seguirono i vertici di Camp David nel 2000 , di Taba nel 2001, il piano di pace del 2002, la conferenza di Annapolis nel 2007, quando per la prima volta le due parti convennero sull’ipotesi di due stati per i due popoli. Nel 2012 una risoluzione dell’Onu riconobbe l’esistenza dello Stato di Palestina, che però continua ad essere in gran parte occupato da Israele. In attesa dei prossimi accordi di cartapesta, la parola è tornata alle armi.