(15 mag) “Lavoro presso l'agenzia europea per lo sviluppo dell'energia di fusione (www.f4e.europa.eu), dove dirigo il dipartimento che si occupa della definizione dei contratti per la realizzazione dei componenti
europei per il reattore di fusione sperimentale ‘Iter’, in costruzione nel sud della Francia. Si tratta del maggior progetto internazionale di ricerca al mondo in questo momento che vede la partecipazione dell’Europa, Usa, Cina, India, Giappone, Corea del Sud e Russia. Si tratta di commesse industriali o di ricerca per circa un miliardo di euro all'anno, svolte da aziende o laboratori nei 27 paesi membri della Ue e in Svizzera”. A parlare è Leonardo Biagioni ingegnere aeronautico, a Barcellona dal 2008: “Ho studiato a Pisa – racconta Biagioni – dove ho conseguito la Laurea in ingegneria aeronautica, seguita da un periodo di perfezionamento negli Stati Uniti (Syracuse University) e a Pisa (Scuola Normale). Infine ho ottenuto il dottorato di ricerca in ingegneria aerospaziale, sempre a Pisa”. Biagioni, 43enne spezzino che si occupa di contratti industriali per i componenti europei del progetto Iter, vive in Spagna con la sua famiglia che ha deciso di “emigrare con lui”: “Barcellona è quanto di più vicino si possa immaginare ad una città italiana, però è per molti versi migliore. Per noi la vita a Barcellona è di qualità molto elevata – spiega l’ingegnere - e non abbiamo problemi di integrazione. Non abbiamo intenzione al momento di rientrare in Italia, non ne vediamo la ragione e non vediamo prospettive interessanti”. Secondo Biagioni “il fenomeno della nuova emigrazione è un movimento a senso unico: la maggior parti di quelli che partono non hanno intenzione di rientrare”. Anche l’ingegnere nella sua esperienza all’estero ha incontrato qualche difficoltà: “Principalmente il doversi confrontare ogni giorno con una serie di pregiudizi e preconcetti sugli italiani, in verità diffusi solo tra alcune fasce sociali e non generalizzati”. (Gil)
SCHEDA / NUCLEARE, RICERCA ITALIANA SU FUSIONE SI CANDIDA A COSTRUZIONE FAST
“Le attività di ricerca e sviluppo tecnologico sulla fusione nucleare già oggi rappresentano concrete opportunità di crescita ed innovazione, e diventeranno cruciali per le esigenze energetiche future” ma se “in Europa è in corso di definizione una ‘road map’ del programma europeo sulla fusione nucleare”, “il nostro Paese deve decidere se vuole continuare ad operare in questo settore strategico ad alta tecnologia”. E’ quanto si legge nella presentazione del workshop “La ricerca sulla fusione nucleare e le sue ricadute industriali. Un caso di successo nel panorama industriale italiano”, che si è tenuto ad aprile a Roma e a cui hanno partecipato il commissario Enea Giovanni Lelli, il presidente del Cnr Luigi Nicolais e l’eurodeputato Amalia Sartori. Il dibattito è stato incentrato sulla proposta di realizzare in Italia un nuovo importante esperimento di fusione, denominato Fast, che mira ad affrontare problemi di fisica e tecnologia cruciali per il funzionamento del reattore a fusione. “Il completamento della costruzione di Iter e dall’avvio del progetto del reattore dimostrativo prevedono commesse del valore di alcuni miliardi di euro, e per potervi partecipare è necessario che l’Italia consolidi la sua posizione nell’ambito delle collaborazioni internazionali con la messa in cantiere di nuove iniziative, come appunto è il nuovo esperimento Fast, in modo da continuare a mantenere ed incrementare i risultati finora ottenuti” sottolinea la nota Enea che intende far diventare Fast, grazie alle collaborazioni internazionali, “una vera e propria infrastruttura di ricerca pan europea”.
(© 9Colonne - citare la fonte)